Naspi, chi può ottenerla anche con le dimissioni volontarie

L’ammortizzatore destinato ai lavoratori subordinati consente alle mamme di prendersi cura del figlio appena nato. Come funziona

naspi inps
(Pixabay)

La Naspi è uno strumento che dalla sua istituzione accompagna i lavoratori dipendenti che hanno perduto involontariamente l’occupazione. Con la Legge Fornero anche le mamme sono state inserite tra i beneficiari di questa misura, se queste optano per le dimissioni volontarie entro l’anno di vita del minore.

L’emergenza sanitaria ha riacceso il dibattito della conciliazione tra vita e lavoro in considerazione soprattutto delle donne nel ruolo di mamme lavoratrici. Il confinamento ha portato con sé un aumento delle richieste di dimissioni volontarie, de-mansionamenti e distaccamenti; si è avuto altresì un incremento dei pareri legali richiesti da parte di giovani donne, ancora in gravidanza.

Naspi, quali mamme possono goderne 

Foto: Alexander Drummer Unsplash

Non c’è dubbio che l’avvento del Covid ha reso i rapporti di lavoro meno trasparenti: dalla subdola richiesta di consumare le ferie invece di essere poste in cassa integrazione, o dal più palese mancato riconoscimento del congedo parentale straordinario al 50%, fino all’indisponibilità delle aziende a riconosce il part time.

La legge Fornero è un ammortizzatore che, anche in queste circostanze, può rappresentare un sostegno per le lavoratrici subordinate, se, oltre alla perdita involontaria di lavoro, possono vantare 13 settimane contributive negli ultimi 48 mesi e 30 giorni lavorati nei 12 mesi precedenti la domanda. Allora ne verrà riconosciuta l’erogazione per una durata massima pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi 48 mesi.

Leggi anche: INPS, lavoratrici autonome: cambia l’indennità di maternità

Anche le dimissioni volontarie rassegnate entro l’anno di vita del minore consentono di beneficiare della Naspi: non occorre vantare dei 30 giorni lavorati negli ultimi 12 mesi; l’importo mensile è ricavato dalla media della paga base degli ultimi 48 mesi, sebbene possa rientrare la riduzione data dal congedo parentale (quando è richiesto); le dimissioni devono essere presentate al datore di lavoro e confermate dall’Ispettorato del Lavoro.

Leggi anche: Dichiarazione redditi, le spese da detrarre nel 2022

Alle medesime condizioni, anche le mamme con partita iva possono beneficiare dell’indennità purché detengano un reddito su base annua sia minore di 4.800 euro. In questo caso, si può scegliere di richiedere la Naspi in unica soluzione percependola anticipatamente.

Impostazioni privacy