Test daltonismo: come capire se hai difficoltà cromatiche

Anche la componente genetica costituisce la causa della patologia ottica. Ecco come sapere se si è daltonici

vista daltonismo
(credit Harry Quan)

Già nel 1794, il ricercatore britannico John Dalton scrisse per primo, in un articolo, di questa patologia che colpisce la vista (compresa quello dello scienziato) ed è proprio da lui che prende il nome. Si definisce daltonismo, infatti, quella condizione in cui si ha un’alterata percezione dei colori.

A coloro che ne sono affetti sanno che la diagnosi avviene mediante un esame cromatico del riconoscimento dei colori. Esso viene svolto utilizzando le tavole di Ishihara (il cosiddetto Test di Ishihara, dal nome del suo ideatore, il prof. Shinobu Ishihara, docente presso l’Università di Tokyo, che lo pubblicò la prima volta nel 1917).

Daltonismo, un test per scoprirlo

daltonismo test Ishihara
(photo Colorlite)

Il test di Ishihara è contenuto in un libro di 38 tavole, le cui pagine sono a sfondo nero: riportano dei numeri, dei percorsi da seguire con la matita (per i bimbi o gli illetterati) e delle tavole di confusione, dove solo chi presenta una visione cromatica alterata vede dei numeri. Ogni tavola è ripiena di cerchietti di colore diverso ma caratterizzata dalla medesima luminosità; il soggetto che si sottopone al test dovrà riconoscere numeri, o percorsi se ad egli risultano evidenti.

daltonismo test Ishihara
(photo Colorlite)

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Le persone daltoniche (o anche affette dalla cosiddetta acromatopsia) possono comprendere, attraverso il test, se hanno una visione monocromatica (in bianco e nero perché non percepiscono né il rosso né il verde né il blu); oppure, se hanno una visione bicromatica, in quanto non percepiscono uno dei tre colori primari, nelle tre varianti: protanopia, deuteranopia o tritanopia.

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In rete si trovano molti esempi di test di Ishihara a cui ci si può preliminarmente sottoporre  se si sospetta di avere una carenza della visione dei colori. Ma attenzione: i test per daltonici supportati dai computer non generano gli stessi risultati dei test originali, in quanto i display dei computer hanno solo tre colori primari. Un display non può simulare i colori dei libri stampati e pertanto il test non è adatto alla diagnosi clinica. La patologia può essere diagnosticata rivolgendosi esclusivamente da un medico.

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