Come fare una spesa sana al supermercato? Le etichette ci danno le indicazioni

Nutriscore, NOVA e loghi biologici sono degli indicatori fondamentali per scegliere un prodotto. Ma in Italia non sono ancora adottati

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(pixabay)

Continuano le polemiche sul Nutriscore. L’etichetta a semaforo che avverte sulla salubrità o meno di un prodotto, non piace né alla Coldiretti né ad altre associazioni di produttori. Perché? Viene ritenuta dannosa per il commercio e poco esaustiva, in quanto, ad esempio, un salame di origine garantita, potrebbe essere identificato come un prodotto poco salutare per la sua alta componente di grassi saturi.

Queste polemiche sono senza dubbio utili, ma si deve tener presente che nei Paesi in cui il Nutriscore è stato adottato, si è ridotta sensibilmente la vendita del junk food, con sommo dispiacere delle multinazionali alimentari, ma con altrettanta soddisfazione dei nutrizionisti.

Anche la dieta italiana è ormai stata fortemente contaminata dalla globalizzazione, con conseguente aumento del consumo di grassi ed alimenti ultraprocessati a discapito di vegetali, fibre e materie prime sane. Ma andando per ordine, come espone un articolo de “Il Fatto alimentare”, le etichette adottate da altri Paesi non tengono presente solamente la composizione di un alimento.

Un altro fattore importante per scegliere come acquistare al supermercato è considerare la lavorazione di un alimento. Ad esempio, i burger vegetali, succedanei della carne, da un punto di vista nutrizionale, essendo composti esclusivamente di verdure, possono essere buoni, ma allo stesso tempo, essendo molto lavorati, contengono additivi e sostanze poco salubri. Ecco perché affianco alla certificazione nutrizionale a semaforo è bene accostarne un’altra.

A tale scopo esiste la certificazione NOVA, che affianco al logo determina il livello di processamento di un prodotto progressivamente al numero. Quindi Nova1 è l’alimento non lavorato, come ad esempio i legumi secchi, semi, frutta, uova, carne etc. NOVA2 ingloba alimenti abitualmente usati in cucina come zucchero, sale, olio o burro o derivati dal gruppo NOVA1 ma lavorati.

Il gruppo NOVA3 comprende alimenti trasformati come verdure in bottiglia, pesce in scatola, frutta sciroppata, formaggio e pane fresco, fatti essenzialmente aggiungendo sale, olio, zucchero o altre sostanze agli alimenti del Gruppo NOVA1 e NOVA2.

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Infine ci sono gli alimenti ultraprocessati NOVA4 come bevande, dolci, snack confezionati, prodotti di carne ricostituiti e pasti congelati precotti. Non si tratta di alimenti modificati ma di prodotti ottenuti in gran parte o interamente da sostanze derivate da alimenti ed additivi, con pochi alimenti del gruppo NOVA1.

Sulle etichette, ma non ancora in Italia, gli alimenti ultraprocessati sono identificati da un bordo nero che contorna il riquadro dell’etichetta. Il terzo fattore da prendere in considerazione è la certificazione biologica di un prodotto, facilmente identificabile dal logo bio. E questo forse è il contrassegno più semplice da comprendere, perché rappresenta l’assenza, o la presenza esigua, di pesticidi o altre componenti chimiche dannose.

In definitiva orientarsi per fare una spesa sana non è semplice. Lo scopo delle etichette è rendere leggibile ed immediata l’indicazione sulla salubrità dei prodotti. Sempre maggiori studi indicano che l’alimentazione ricca di grassi, con cibo ultraprocessato e contaminato da pesticidi incide fortemente sullo sviluppo di patologie cardiovascolari, oncologiche, diabete ed obesità. Per cui è necessario almeno sapere cosa si mangia, per lasciare al singolo consumatore una facoltà di scelta consapevole.

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