Transizione climatica e digitalizzazione, il PNRR italiano sotto la media UE

Nonostante i grandi proclami e le buone intenzioni, al momento la valutazione del PNRR italiano in merito a digitalizzazione e transizione climatica è sotto la media europea e coincide a stento con gli obiettivi minimi richiesti ai Paesi

Foto Andreas Gucklhorn Unsplash

A renderlo noto la stessa Commissione Europea con il Recovery and Resilience Facility scoreboard, un tabellone segnapunteggio in cui è possibile da parte di chiunque controllare in ogni momento gli obiettivi che i Paesi si sono dati e come si stanno muovendo nell’utilizzare i fondi stanziati.

Come si legge sul sito ufficiale dedicato al Recovery Plan europeo questo tabellone “fornisce una panoramica di come stanno procedendo l’implementazione dello strumento di Ripresa e Resilienza e i piani nazionali di ripresa e resilienza nazionali”. Per quello che riguarda la transizione ecologica la soglia minima è stata stabilita nel 37% dei fondi mentre almeno il 20% deve essere destinato alla digitalizzazione.

Scorrendo il grafico appositamente creato per questi due aspetti chiave del futuro economico, politico e sociale dell’UE, è facile notare come i diversi Governi abbiano visioni diverse. Il nostro Governo, per esempio, ha fatto i compiti a casa per quello che riguarda il digitale, superando in modo evidente la quota del 20% e in questo aspetto facendo meglio, per esempio, anche della Francia. Per quello che riguarda l’altra voce, ovvero la transizione climatica, siamo invece al limite minimo del 37%, superati a nostra volta proprio dalla Francia.

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Volendo stilare una sorta di classifica, su green e digitalizzazione il piano migliore risulta quello del Lussemburgo che ha deciso di destinare il 60% delle risorse alla transizione ecologica e oltre il 30% alla digitalizzazione.

C’è da dire che sono diversi i piani perchè sono diversi anche i Paesi ma non ci sembra possibile che l’Italia non abbia bisogno come il Lussemburgo (forse anzi di più) di investire su digitalizzazione e transizione ecologica. Non siamo l’unico Paese a risultare poco sopra i limiti, ma questo non può essere certo una scusa o un vanto. Il nostro PNRR deve fare meglio e deve fare di più.

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