“La proposta di Cingolani sul gas è insensata”, Legambiente contro la risposta del Ministro al caro bollette

Insensata. Questo aggettivo riassume secondo Greenpeace, Legambiente e WWF la proposta del ministro Cingolani di risolvere il caro bollette non con un investimento serio sulle rinnovabili ma aumentando l’estrazione di gas

inquinamento
Foto Maxim Tolchinskiy Unsplash

Numeri alla mano, con un comunicato stampa le associazioni hanno mostrato forse quello che è il vero limite dell’idea proposta da Cingolani per arginare il caro bollette: aumentare l’estrazione del gas naturale che si trova sotto i nostri piedi e nei fondali marini è una soluzione assolutamente “poco lungimirante”.

Il nostro fabbisogno di gas al momento è di 72 miliardi di Sm3. Se potessimo estrarre tutti i gas della cui presenza siamo sicuri e anche quello che si ipotizza ci sia saremmo indipendenti per poco più di 7 mesi e ci ritroveremmo daccapo.

Senza considerare gli impatti ambientali che le estrazioni di gas comportano (come l’incremento della subsidenza nell’area costiera dell’alto Adriatico) o i costi connessi alle attività estrattive e di distribuzione. C’è infine da considerare che comunque il prezzo del gas non lo fa il Paese in cui si estrae o chi lo estrae, in un’economia di mercato, né è detto che tutto il gas estratto andrebbe sul mercato italiano.

Perchè le famiglie italiane possano effettivamente avere una diminuzione dei costi dell’energia “è necessario intraprendere strade e percorsi del tutto diversi da quelli menzionati dal Ministro Cingolani. Due le strade da seguire, in parallelo, se davvero si vogliono aiutare le famiglie ad abbattere i costi in bolletta”.

“Da una parte eliminare tutti gli oneri di sistema impropri dalle bollette elettriche, anch’esse soggette a continui aumenti. Dall’altra è necessario e doveroso proprio intervenire su quella componente che determina l’andamento del costo delle utenze, ovvero la componente energia. In altre parole, è urgente e obbligatorio investire nelle fonti rinnovabili, non solo attraverso le comunità energetiche, ma anche nei grandi impianti.

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Non va bene neanche quello che lo stesso ministro suggeriva qualche giorno fa, quindi: il nucleare. Anche decidessimo di attivare una centrale nucleare, al netto dei pericoli non ancora risolti, ci vorrebbero anni se non decenni per avviare la produzione. Le bollette crescono oggi.

Per le associazioni occorre invece puntare a quel 50% di riduzione dei consumi energetici degli edifici e sulle rinnovabili con un sistema che prenda magari spunto dalle comunità energetiche di cui ci siamo occupati in queste pagine ma implementandole su una rete nazionale.

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