Altreconomia: “Frontex deve rimanere fuori dalle nostre università”

Il Politecnico di Torino ha siglato di recente un accordo con l’agenzia internazionale di difesa delle frontiere, su cui pesano gravi accuse di violazione dei diritti umani da parte di onlus ed associazioni

frontex
(unsplash)

L’appello lanciato da diverse organizzazioni umanitarie internazionali, della società civile e testate giornalistiche riguarda strettamente un caso italiano. È stato sconvolgente, nelle ultime settimane, apprendere che l’Università di Torino nel luglio 2021 si è accaparrata un bando da quattro milioni di euro per la produzione di mappe e infografie necessarie “per supportare le attività” di Frontex.

Ma è doveroso fare un passo indietro. Frontex è L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, a cui negli anni è stato incrementato notevolmente budget e potere, al servizio delle politiche di respingimento dei migranti da parte delle nazioni.

Alcuni Stati membri, dal canto loro, si sono celati dietro il nome dell’Agenzia comunitaria per condurre operazioni che viaggiano in direzione contraria al principio europeo di accoglienza ed al diritto di asilo, sancito dalla Carta stessa della Comunità.

Frontex si è resa responsabile di aperte violazioni dei diritti umani, attraverso l’uso della violenza e della militarizzazione delle frontiere, che in alcuni stati membri, come ad esempio la Grecia, sono passate nelle mani della giustizia per ulteriori accertamenti sulle responsabilità criminose dell’Agenzia. Queste pratiche vanno avanti da numerosi anni, come anche accordi poco trasparenti con le istituzioni locali, ma un articolo del 20 Ottobre di Luca Rondi, pubblicato su Altreconomia, ha rotto il silenzio.

L’Università di Torino ha accolto la committenza di Frontex sulla mappatura delle frontiere. Ad uno sguardo superficiale può sembrare uno studio innocente, ma, la storia ci ha insegnato che la cartografia è una scienza che nei secoli è stata spesso utilizzata al servizio degli interessi coloniali. Dipende dall’intento con cui vengono utilizzati i dati prodotti. Data la linea chiara di Frontex, è evidente che lo studio del Politecnico contribuirà notevolmente a facilitare le strategie di respingimento dell’Agenzia.

Leggi anche: Medu lancia un appello all’UE: “I diritti umani devono essere ripristinati alle frontiere”

Leggi anche: Report WeWorld, la pandemia e cambiamento climatico si stanno portando via i diritti dei bambini

Sulla scia dell’inchiesta di Altreconomia numerose testate giornalistiche, docenti e ricercatori universitari hanno firmato una lettera aperta per chiedere alle istituzioni ed al Politecnico di recidere l’accordo con Frontex. Uno schieramento significativo, che ricorda come le Università pubbliche ricoprano un ruolo istituzionale. Non sono agenzie di committenza, ma luoghi di sapere al servizio della società.

L’Università di Torino ha accettato l’accordo senza conoscere (almeno da quanto dichiarato) l’utilizzo finale dei documenti prodotti. È un fatto molto grave. Il Politecnico nel siglare l’accordo non poteva ignorare le inchieste e le polemiche sull’Agenzia. Quindi, la prestazione d’opera al miglior offerente inverte il ruolo che le università pubbliche dovrebbero ricoprire in un sistema democratico.

La ricerca universitaria al servizio di Frontex fa pericolosamente eco a delle ombre del passato, che abbiamo cercato di smantellare in tutti i modi, ma che probabilmente non siamo ancora riusciti a demolire pienamente.

Impostazioni privacy