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Diritti

Report WeWorld, la pandemia e cambiamento climatico si stanno portando via i diritti dei bambini

L’ultimo report della ONG WeWorld fotografa la situazione impietosa del presente e del futuro dei bambini e delle bambine tra pandemia e cambiamenti climatici

Foto Ivan Alexsic Unspalsh

Nel report di WeWorld dal titolo “Donne e bambini in un mondo che cambia” l’associazione prova a immaginare il futuro dei bambini e allo stesso tempo raccoglie i dati della attuale situazione per quello che riguarda l’educazione e le possibilità di vivere una vita dignitosa.

Entro il 2030, questa è la previsione, ci saranno 50 milioni di persone in più che avranno bisogno di un aiuto umanitario per un totale di 150 milioni di persone. E l’aiuto si configurerà come necessario proprio a causa dei cambiamenti climatici: desertificazione, eventi meteorologici estremi, mutamenti dei pattern della pioggia, tutto questo influisce oggi e influirà sempre di più sulla vita di milioni di persone in tutto il mondo portando molto spesso chi è già in condizioni precarie sotto la soglia di povertà.

E la pandemia da Covid-19, continua il report di WeWorld, sta erodendo i passi avanti fatti per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Purtroppo nel 2021 la situazione rimane negativa come nel 2020. Entro la fine di quest’anno ci saranno 435 di ragazze e di donne che vivranno sotto la soglia di povertà. I numeri sono chiari e, come riportato anche nel comunicato stampa relativo all’Index, occorre passare dalle parole ai fatti “dalla promozione dei diritti delle donne, delle bambine dei bambini alla loro attuazione”.

Come abbiamo avuto modo di vedere anche per il clima, infatti, i grandi della Terra sono bravissimi a parole ma poi negli Stati le politiche non cambiano o se lo fanno lo fanno in modo lento e non rispondente in toto ai bisogni di donne e bambine, vittime predilette delle discriminazioni e delle disuguaglianze.

Emblematico riguardo come si possa lavorare bene nel rapporto è il caso di due Paesi: Brasile e Mozambico. Il Brasile nel 2015 era al 54° posto del WeWorld Index, che mette a confronto i Paesi del mondo proprio per quello che riguarda la marginalizzazione e la discriminazione delle donne e dei bambini nonché il grado di povertà. Oggi, a causa della pandemia ma anche delle non-azioni del Governo del Macho Bolsonaro il Brasile è sceso al 92° posto in classifica.

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Situazione inversa è quella invece del Mozambico che, nonostante la pandemia e un ciclone, è riuscito a passare dal 145° posto al 140° posto con un’azione che ha coinvolto tutti i livelli, come sottolineato anche da Marco Chiesara, presidente di WeWord che a proposito di Brasile e Mozambico dichiara “Se non lavoriamo in modo olistico, un solo evento critico – come il passaggio di un ciclone – è sufficiente perché gli sforzi fatti vengano vanificati e si torni indietro su tutti i diritti, dall’istruzione alla sanità”.

“Se non agiamo globalmente con politiche e interventi che facciano crescere anche i Paesi più fragili, il processo per l’acquisizione, godimento dei diritti e accesso ai servizi non potrà essere che parziale e temporaneo, escludendo i Paesi più poveri. Ma affinché il cambiamento sia reale gli interventi devono mettere al centro un approccio di genere e generazionale in modo che la crescita non sia ad appannaggio solo di chi gode già di maggiori risorse”.

“Emblematico in questo caso il Brasile che ha vissuto una fortissima crescita economica non accompagnata da interventi sociali attenti alle frange più a rischio di esclusione della popolazione”.

Tra i Paesi presi in considerazione dall’Index c’è ovviamente anche l’Italia in cui si è registrata una situazione di peggioramento in particolare nella condizione economica femminile nonché una interruzione estremamente prolungata della scuola.

A livello europeo, il nostro Paese è quello in cui bambini e ragazzi sono rimasti lontani da scuola per più tempo e le conseguenze nel breve e nel medio periodo stanno emergendo lentamente solo ora. Facciamo nostro il pensiero di Chiesara ed esprimiamolo con un’immagine: non si va da nessuna parte se si muove un solo piede.

Pubblicato da
Valeria Poropat