Aperta istruttoria Antitrust su Nutriscore, per l’UNC è un passo verso la giusta direzione

Per capire bene perché secondo l’Unione Nazionale dei Consumatori è un bene che si sia aperta un’istruttoria Antitrust riguardo l’implementazione dell’etichetta Nutriscore dobbiamo prima capire di che cosa parliamo quando trattiamo di questo sistema di etichettatura francese che potrebbe diventare nuovo standard in tutta Europa

Foto Viki Mohamad Unsplash

L’etichetta Nutriscore serve, o meglio nella teoria servirebbe, a rendere più facile da parte dei consumatori che si trovano a fare la spesa scegliere prodotti sani. I prodotti vengono esaminati e classificati con 5 livelli che vanno dal verde fino al rosso su alcuni parametri: presenza di grassi saturi, quantità di zucchero, calorie e sale principalmente.

Sulla carta, si tratta di una etichettatura che potrebbe facilitare una spesa più salutare. Ma, come spiega Agostino Macrì Responsabile dell’Area Sicurezza Alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori, in realtà c’è un problema di fondo nell’etichetta francese perché, come altre etichette, fornirebbe informazioni parziali: “I consumatori italiani hanno bisogno di una corretta informazione,” spiega Macrì, “mentre i colori ideati dai francesi semplificano il messaggio, creando evidenti distorsioni“.

Infatti l’etichetta francese Nutriscore sarebbe un ottimo strumento se tenesse conto delle percentuali degli elementi presi in considerazione non su 100 grammi di prodotto ma su quella che è effettivamente la porzione che si utilizza.

E Macrì fa l’esempio dell’olio extravergine di oliva, un prodotto italiano celebrato nel mondo ma che rischia di vedersi dare una etichetta arancione se non addirittura rossa calcolando la presenza dei grassi su 100 grammi “anche se in pratica ne basta un cucchiaio per condire un insalata”.

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Trovare un sistema per cui i consumatori siano facilmente in grado di decidere che cosa vogliono acquistare ed essere consapevoli di cosa stanno acquistando è sicuramente positivo ma le etichette come quella del Nutriscore francese hanno una pecca di fondo, dato che non tengono conto del fabbisogno giornaliero ma semplicemente della percentuale di taluni ingredienti su una quantità prestabilita di prodotto uguale per tutti.

Non ha senso, in effetti, confrontare 100 gr di olio di oliva extravergine con 100 gr di patatine fritte, oppure 100 gr di yogurt con 100 gr di una bevanda zuccherata. Più obiettivo sarebbe avere una etichetta che si valuta la quantità di grassi, zuccheri, sale, additivi chimici, eccetera.

Una buona soluzione può essere legare la valutazione del Nutriscore con la dieta media delle persone, magari istituendo un’etichetta apposita per i prodotti per i più piccoli, che hanno meno bisogno di calorie, e sicuramente, in buona parte, molto meno bisogno dei grassi e degli zuccheri che ogni giorno ingeriscono.

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