Riforma Pensioni, ecco come potrebbero cambiare gli importi minimi

A breve scadrà Quota 100 ed il governo sta pensando ad una nuova riforma che potrebbe prevedere Quota 102 e Quota 104

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La riforma pensioni continua ad essere uno dei punti focali del governo Draghi. Il 31 dicembre 2021 scade Quota 100 ed il governo deve mettere nero su bianco, nella prossima legge di bilancio, quello che accadrà ai pensionati.

Tra le proposte che il governo sta valutando c’è l’introduzione di Quota 102 e poi Quota 104, proposte che eviterebbero il ritorno alla Legge Fornero, mantenendo l’opzione di pensionamento anticipato.

Pensioni, si va verso Quota 102 e Quota 104?

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Ma cosa potrebbe succedere se venissero approvate Quota 102 e Quota 104? Chi è intenzionato ad andare in pensione anticipatamente dovrà tenere conto delle seguenti novità. Innanzitutto cambiano età minima e anni contributivi richiesti e poi l’assegno pensionistico sarà minore.

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L’eventuale approvazione di Quota 102 e Quota 104 non comporterebbe alcun tipo di penalizzazione riguardo l’assegno pensionistico, al contrario, seguirebbe lo stesso principio di Quota 100. Gli importi minori, infatti, dipendono dal minor montante retributivo e sono da considerarsi inferiori se paragonati a quelli riconosciuti per la pensione di vecchiaia.

La riforma porterebbe ad una vera e propria modifica dell’età minima richiesta per il pensionamento anticipato e degli anni contributivi richiesti. Con Quota 102 si andrebbe in pensione a 64 anni e con 38 anni di contributi mentre con Quota 104 si andrebbe in pensione a 66 anni con 38 anni di contributi.

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Il ministro dell’Economia Franco ha affermato che si procederà con il “pacchetto-Franco”, senza rivedere le posizioni esposte per quanto riguarda l’età minima di uscita dal lavoro. Per questo motivo il Mef potrebbe allinearsi a quanto suggerito già dalla Corte dei Conti, ovvero di prevedere una via d’uscita alla Legge Fornero.

In questo caso, verrebbe richiesto ai lavoratori un minimo di 64 anni e 20 di versamenti per l’uscita anticipata. Per quanto riguarda gli importi, invece, ci sarebbe un’ulteriore vincolo, ovvero la possibilità di andare in pensione solo se il trattamento risulti d’importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale.

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