Reddito di cittadinanza: no al sussidio senza lavoro. Pugno duro del governo

Arriva la decisione clamorosa del governo sul Reddito di cittadinanza: si va verso lo stop al sussidio senza il lavoro. Tutti i dettagli

Reddito di libertà
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Novità importanti in arrivo per i beneficiari della misura di sostegno del Reddito di cittadinanza. Fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle e difeso dal governo Conte, adesso il provvedimento rischia una forte modifica, tra l’altro attesa anche da tante forze politiche. Infatti, se da un lato c’è la proposta di Italia Viva di abolizione totale della misura, tutte le altre correnti di maggioranza ed opposizione sono concordi nell’attuare delle modifiche.

Una di quelle sostanziali, voluta fortemente dall’esecutivo di Mario Draghi, sarebbe quella che porta alla parte delle politiche attive del lavoro, con le modifiche che arriverebbero a diverse dinamiche per l’accesso al sussidio. Che oggi viene percepito da 1,2 milioni di famiglie, 2,8 milioni di persone.

Il pugno duro che il governo vorrebbe portare come vincolo necessario per l’accesso alla misura sarebbe proprio quello lavorativo. Infatti il beneficiario dovrebbe ricevere una adeguata occupazione per almeno due mesi di durata del contratto. Aspetto che oggi non viene rilevato.

Reddito di cittadinanza, arriva il pugno duro?

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Nella volontà del governo dovrebbero cambiare i criteri di accesso della misura del Reddito di cittadinanza nei confronti dei beneficiari. Che oggi possono rifiutare contratti della durata inferiore ai tre mesi senza perdere il sussidio. Ma come detto la sensazione è che le forze politiche di maggioranza ed opposizione vogliano andare verso questa modifica.

Ovviamente a questa modifica ne seguirebbero delle altre, tutte volte alla formazione ed alla giusta collocazione lavorativa dei precettori del reddito. Insomma, si va verso l’abolizione della parte precedente della misura. In sostanza chi percepirà in futuro il Rdc dovrà guadagnarsi i soldi che arrivano dallo Stato.

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Riassunta la modifica appare questa. Senza tralasciare i lavori di pubblica utilità e la fase della formazione che resta comunque fondamentale anche per una futura ricollocazione nel mondo del lavoro della persona. Nelle prossime settimane se ne saprà di più, ma la sensazione resta quella di un pugno duro adottato dal governo.

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