In Italia le donne conquistano il campo della ricerca, ma troppi pochi fondi per il gender gap nel Pnrr

Un risultato che lascia ben sperare, anche se il cammino verso una vera parità di genere è ancora lungo e tortuoso

Nel campo della ricerca, il personale è composto al 44 per cento da donne. Questo forse è il dato più rilevante che emerge da un report intitolato “Gender in Research” pubblicato da Elsevier, uno degli editori più importanti e prestigiosi in campo scientifico. Lo studio si è occupato di analizzare la partecipazione delle donne nel settore della ricerca in tutti i paesi del vecchio continente. E forse anche a sorpresa, l’Italia ha registrato un ottimo risultato, ben al di sopra della media dell’Unione Europea, e seconda soltanto al Portogallo e la Spagna. Ma non solo, perché in questo comparto il nostro paese risulta più avanti anche per quanto riguarda gli standard retributivi. La differenza di salario tra un uomo e una donna in questo campo è del 7 per cento, circa la metà di quella che è al momento la media in Europa. Le donne dunque continuano la loro marcia verso la parità, anche se questi numeri non devono ingannare perché purtroppo le discriminazioni nei loro confronti continuano a restare all’ordine del giorno anche nei paesi più avanzati. In Italia in tal senso, la ricerca in ingegneria sembra aver letteralmente conquistato le ricercatrici che rappresentano quasi la metà dell’intero personale al momento. Un altro dato molto interessante mostrato dal report, riguarda le candidature che vengono inviate ogni anno per i dottorati, e che vedono una netta prevalenza delle donne. 

Un report che dunque tratteggia una situazione incoraggiante, e d’altronde nonostante le storture del nostro sistema, diventa difficile negare quanto e come la condizione delle donne sia migliorata negli ultimi decenni. Resta però il fatto che le discriminazioni a cui sono sottoposte tutti i giorni rimangono sotto i nostri occhi, e non bisogna fare l’errore di pensare che certe conquiste siano automatiche o che andiamo necessariamente incontro a un futuro in cui la parità di genere è un diritto reale. Dipenderà tutto dalla convinzione con cui questa battaglia sarà sostenuta, anche su purtroppo dobbiamo anche fare i conti con il fatto che la difficile pandemia che stiamo affrontando, ci sta portando indietro per quanto riguarda questo tema. Questa, quantomeno è l’opinione della direttrice dell’Istat Linda Laura Sabatini che alcune settimana fa, ha duramente criticato in tal senso il Piano di resilienza Nazionale proposto dal governo. La donna infatti ha dichiarato di essere rimasta profondamente delusa dall’esigua quantità di investimenti concessi per colmare il gender gap. Una scelta che la Sabatini non esita a definire come l’ennesima occasione persa per sostenere attivamente la parità di genere. Anche perchè, sono state le donne le più colpite dalle conseguenze economiche della pandemia: Basti pensare che sui 101mila posti di lavoro persi in Italia a dicembre 2020, 99mila riguardavano le donne. Complessivamente nel nostro paese nel 2020 – pur con il blocco dei licenziamenti in vigore – su 444mila posti di lavoro saltati, 312mila riguardavano le donne. La maggiore fragilità dell’occupazione femminile è dovuta al fatto che, in percentuale, le donne sono maggiormente occupate nei servizi, in lavori precari o per i quali è possibile licenziare (a cominciare dal lavoro domestico).

Sono dunque le donne le prime vittime di questa crisi occupazionale, e senza interventi adeguati, secondo la direttrice dell’Istat il futuro sarà ancora più discriminatorio verso le nuove leve, ed è per questo che la mancanza di fondi destinati a colmare questo divario nel Pnrr, rappresenta già adesso un errore storico che rischiamo di pagare a caro prezzo. 

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FONTE


https://www.agi.it/cronaca/news/2021-07-27/italia-quasi-meta-ricercatori-donna-nessuna-vertice-13392820/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/12/parita-di-genere-nessuna-svolta-dal-pnrr-per-le-donne-solo-briciole/6256036/

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