Un progetto italiano per la decarbonizzazione nel settore del vetro

Snam, Rina e Bormioli avviano una sperimentazione in un settore catalogato come “hard to abate”. Idrogeno al posto del combustibile fossile

vetro fusione
(pixabay)

Le industrie private dotate di coscienza ambientalista, talvolta propongono iniziative pregevoli basate su innovazioni scientifiche. Il settore della lavorazione vetraria in Italia è un campo industriale di grande richiamo commerciale. Basti pensare ad i famosi vetri di Murano e Burano, esportati in tutto il mondo.

Snam, Rina e Bormioli, tre aziende leader del settore, hanno avviato un progetto sperimentale di decarbonizzazione dell’industria vetraria. Come è possibile? Sostituendo l’idrogeno al carburante fossile come fonte di energia. L’idrogeno è un elemento chimico che a contatto con l’ossigeno sprigiona energia, e rilascia nell’ambiente molecole di acqua, decisamente più ecologiche della CO2. Il problema dell’idrogeno è l’alta pericolosità del trasporto dell’elemento, che, in quanto instabile, rischia facilmente di causare esplosioni.

Le aziende sopracitate hanno accettato la scommessa, coinvolgendo nel progetto specialisti del settore energetico, gruppi vetrari di primo livello, player nel campo della produzione e del trasporto di combustibile, aziende della certificazione e nell’integrazione di sistemi, imprese di progettazione di forni fusori e centri universitari di ricerca. Il progetto si chiama “Divina”, acronimo di “Decarbonizzazione dell’Industria Vetraria: Idrogeno e Nuovi Assetti”.

E’ stata avviata la fase sperimentale, di cui saranno valutati gli effetti nel breve e lungo periodo. Lo scopo: decarbonizzare un settore ad alta intensità energetica come quello della fusione del vetro, per avvicinarsi agli obiettivi climatici nazionali ed internazionali. Vincenzo Di Giuseppantonio, amministratore delegato del gruppo Bormioli Luigi, dichiara: “In qualità di eredi di una delle più antiche tradizioni industriali europee di produzione di vetro di alta qualità, vogliamo essere protagonisti del processo di decarbonizzazione del nostro settore catalogato come hard-to-abate“.

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