Patrick Zaki ha scritto una lettera di ringraziamento a Liliana Segre

Patrick Zaki, oltre il 50 giorno di detenzione preventiva, vuole ringraziare personalmente Liliana segre per il suo supporto. Lo racconta Focus on Africa.

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(Facebook)

Focus on Africa, associazione che si occupa di diritti umani, attraverso la firma di Riccardo Noury, narra gli ultimi sviluppi della tormentata vicenda di Patrick Zaki.

Lo studente egiziano si trova oltre il 50° giorno di detenzione in Egitto. Notizie ufficiali e non, confermano che abbia subito torture.

Liliana Segre, senatrice della Repubblica italiana, il 14 aprile scorso si è pronunciata con parole di affetto e solidarietà nei confronti di Zaki. Durante una seduta in Senato ha appellato Patrick come “nipote”, dimostrando non solo l’interesse politico nei confronti dello studente, ma anche l’empatia di una donna che ha imparato tanto dalla vita e che desidera trasmettere la propria saggezza.

Le nobili parole spese da Liliana Segre in Senato servivano supportare il voto favorevole per chiedere al Parlamento di conferire la cittadinanza italiana a Zaki, negoziando direttamente il rilascio dello studente egiziano. La mozione ha avuto esito positivo. Ma ad un mese e mezzo di distanza dalla seduta non si sa ancora quale strategia operativa sia stata messa in atto dal Governo Draghi. Probabilmente nessuna.

Nel frattempo, mentre il Governo tergiversa, il 1° giugno ci sarà l’udienza per il rinnovo della carcerazione preventiva di Zaki. Se verrà accolta, la detenzione del ragazzo sarà ulteriormente prolungata.

Ma Patrick in questa vicenda esprime un’atteggiamento di speranza. Dalla seduta del 14 aprile in Senato lo studente ha scritto una lettera di ringraziamento a Liliana Segre per il suo caldo supporto. Negli scorsi giorni la famiglia di Zaki è andata a trovarlo in carcere, ma lo studente non ha voluto consegnargli l’ambasciata per la Segre, con l’ambizione di potergliera recapitare di persona.

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Il desiderio di libertà di Zaki dovrebbe ispirare le istituzioni italiane a schierarsi con decisione nei confronti dell’ingiustizia che il ragazzo sta subendo dal governo egiziano. Ma le reazioni governative sono troppo timide per dare un segno forte in tale direzione.

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