Chernobyl, a 35 anni dal disastro: “Ci si ammala ancora”

La Onlus Soleterre racconta la condizione post-disastro atomico dell’Ucraina. L’incidenza di tumore infantile è molto alta

reattore nucleare
(pixabay)

“Chernobyl è un mostro che scava ancora oggi nelle coscienze di chi l’ha vissuto”. A questa dichiarazione del comunicato stampa di Soleterre si può aggiungere poco. Purtroppo il disastro atomico ed ambientale di 35 anni fa ancora corrompe corpi ed anime di chi vive in prossimità delle zone dell’incidente.

La Onlus Soleterre rende noto che solo nel 2020 in Ucraina si sono registrati oltre 1.400 casi di tumori infantili, in particolare leucemie. Anche se il tasso di sopravvivenza ai tumori infantili è salito al 60%, in questo momento storico in Ucraina c’è bisogno di molto aiuto medico specializzato.

La pandemia ha chiuso i confini con l’estero, quindi spostarsi per ricevere le cure adeguate è diventato più difficile; inoltre il blocco delle frontiere è d’ostacolo anche per l’approvvigionamento dei medicinali.

Soleterre presidia il territorio dell’Ucraina da ben 18 anni, con supporto di 99 pediatri specializzati e psicologi; l’associazione ha aperto la prima (e unica) casa di accoglienza a Kiev, che non fa pagare nulla ai propri ospiti.

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Soleterre racconta la situazione dell’Ucraina

scorie
(pixabay)

“Inna, nata proprio nel 1986, l’anno di Chernobyl. Inna è oggi una donna felice, ma ha dovuto rivivere il cancro attraverso suo figlia Yulia che a 5 anni si è ammalata di tumore e – come lei – per fortuna ne è guarita grazie anche all’aiuto ricevuto.”

“Alisa, per esempio, è nata 7 anni fa eppure anche lei ha subìto gli effetti di un disastro nucleare lontano: tre lunghi anni di chemioterapia che per fortuna oggi non si ricorda più. Ha superato il cancro e ora vive la sua vita come tutte le bimbe della sua età.”

Queste sono due storie a lieto fine. Ma molti altri bambini muoiono a causa delle radiazioni che dopo 35 anni ancora viaggiano nell’aria. Una minaccia invisibile, e per questo, ancora più pericolosa. E gli abitanti dell’Ucraina questo lo sanno. Una condizione di vita che naviga costantemente nell’incertezza provoca scompensi psicologici in adulti e giovani.

Soleterre riporta che l‘Ucraina è uno dei paesi a più alto tasso di suicidi nel mondo: il 30% dei maschi nati poco dopo il disastro nucleare si è tolto la vita perchè non riusciva a sostenere un’esistenza accompagnata dalla paura.

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La paura è un male insidioso, che con il terrore del contagio stiamo sperimentando in prima persona da poco più di un anno. Si potrebbe provare a pensare al disagio psicologico dell’ultimo anno e moltiplicarlo per 35; solo così forse potremmo avere una percezione di cosa voglia dire vivere in un luogo contaminato da un’esplosione nucleare.

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