Il Garante della privacy tedesco contro gli aggiornamenti WhatsApp

Il Commissario tedesco per la protezione dei dati e la libertà di informazione ha preso ufficialmente posizione contro gli aggiornamenti che Whatsapp implementerà ai propri Termini di utilizzo e alla gestione dei dati personali a partire dal prossimo 15 maggio.

Il Garante della privacy tedesco contro gli aggiornamenti WhatsApp
Il Garante della privacy tedesco contro gli aggiornamenti WhatsApp (foto: pixabay)

L’aggiornamento del trattamento dei dati personali che WhatsApp avrebbe dovuto implementare a inizio anno e che adesso dovrebbe invece arrivare a metà maggio non piace al Garante della Privacy tedesco che ha ravvisato una mancanza di trasparenza nelle informazioni agli utenti e ha deciso di prendere provvedimenti.

La questione dell’aggiornamento dei Termini di servizio e del trattamento dei dati personali di WhatsApp si è aperta quando la società, che è gestita da Facebook, ha annunciato un cambiamento nel modo in cui vengono raccolti e distribuiti i dati personali degli utenti che si interfacciano con le aziende attraverso l’app di messaggistica istantanea.

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WhatsApp, cosa non va nei nuovi Termini

Il Garante della privacy tedesco contro gli aggiornamenti WhatsApp
Il Garante della privacy tedesco contro gli aggiornamenti WhatsApp (foto: pixabay)

La levata di scudi era stata talmente tanto clamorosa che la società aveva annunciato che l’aggiornamento sulla Policy non sarebbe avvenuto, come da programma, a febbraio ma il 15 maggio prossimo. Ora che al 15 maggio manca circa un mese, arriva l’opinione contraria del Garante della privacy tedesco.

Il problema dell’ update dei Termini di utilizzo è che se gli utenti non accettano in pratica WhatsApp smetterà di funzionare per loro. La prima reazione di diversi utenti era stata quella di cambiare semplicemente app di messaggistica. E infatti, per esempio, c’è stato un aumento vertiginoso degli utenti di Telegram e di quelli che hanno scelto Signal al posto della app con il telefonino verde.

Johannes Caspar, Commissario per la protezione dei dati e la libertà di informazione di Amburgo ha così spiegato ciò che secondo il Garante della privacy tedesco non va: “al momento, c’è motivo di credere che la volontà di condividere dati tra Facebook e WhatsApp sia da intendersi come implementata in maniera non rispettosa della legge a causa della mancanza di un consenso informato e volontario. Per prevenire la condivisione illegale di massa di dati personali e mettere fine alla pressione al consenso illegale fatta su milioni di persone, è stata aperta ora una formale procedura amministrativa per proteggere i soggetti dei dati “.

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In pratica quello contro cui dibatte il Garante della privacy tedesco è il fatto che i dati raccolti su WhatsApp vengano aggiunti ai dati che già Facebook raccoglie sugli utenti senza che vi sia chiarezza su cosa, come e quanto viene raccolto effettivamente e che cosa se ne fa l’azienda dopo.

Facebook già raccoglie una quantità inimmaginabile di informazioni, il 99% delle quali viene fornita da noi quotidianamente ogni volta che scegliamo dove cliccare e cosa cliccare. Ma da raccogliere i dati per poi propinarci quelle che secondo gli algoritmi di Facebook sono le pubblicità più azzeccate per noi ad aggiungerci anche i dati di WhatsApp per rendere ancora più mirata la pubblicità, per cui le società pagano, il passo sembra breve e fa tanto Grande Fratello.

Secondo il Garante della privacy tedesco, quindi, questo agglomerato di dati personali raccolti senza che vi sia un consenso veramente informato da parte degli utenti si configura come reato. Adesso resta da vedere quale decisione verrà presa dal Garante e se la decisione arriverà prima della data famosa del 15 maggio. In più, qualunque cosa deciderà in merito a questa situazione specifica potrebbe ripercuotersi anche in altri Paesi.

Infatti, non è la prima volta che il Garante tedesco detta legge e riesce a limitare i dati che Facebook e WhatsApp raccolgono dagli utenti in Europa rispetto ad altre regioni del mondo, quindi è ragionevole supporre che anche stavolta dalla Germania arriverà una decisione che farà sicuramente storia.

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