Quando le banche possono essere considerate solide e affidabili?

La scelta di una banca per aprire un conto corrente, un deposito oppure sottoscrivere un mutuo deve basarsi sull’affidabilità della stessa. Se, in passato, era quasi indifferente la scelta di un istituto di credito anziché un altro, nell’ultimo decennio ha assunto una certa importanza.

Notevole peso ha assunto l’introduzione a livello europeo del “bail in”, una normativa che stabilisce i termini delle risoluzioni in presenza di crisi di una determinata banca. Purtroppo in Italia, come spesso accade, gli escamotage per bypassare alcune regole europee non mancano, così come accaduto per il salvataggio di alcune banche in grosse difficoltà, con i risparmiatori che ne sono usciti enormemente danneggiati.

Il limite del bail in è che offre garanzie a conti correnti, libretti di risparmio e conti deposito fino a 100.000 euro. Escluse sono le obbligazioni senior, che in passato erano garantite in Italia. Alla luce di quanto detto sopra, la scelta di una banca deve essere ponderata con molta attenzione. I risparmi di una vita vanno tutelati, onde evitare di vederli andare in fumo a causa della crisi in cui può incappare una banca (cosa molto facile di questi tempi). I risparmiatori veneti ne sanno qualcosa.

Notevole aiuto potrebbe dare il CET1, un indicatore che indica se un istituto di credito possieda un alto indice di liquidità. Le informazioni necessarie sono reperibili accedendo alla seguente pagina: https://contocorrente.net/cet1-banche-italiane-2019-lelenco-completo/649.

Altro importante indicatore è il “solvency ratio”, ossia l’impatto che hanno gli investimenti fatti da una banca sul proprio patrimonio netto. Normalmente, quando la percentuale è composta da doppia cifra, significa che la banca è affidabile. Purtroppo, sono poche le banche che la possiedono, mentre alcune non raggiungono neanche il 5%. Poi ci sono i crediti in sofferenza, che non dovrebbero mai superare il 15%. In caso contrario, la banca in questione potrebbe avere grossi problemi in futuro. Infine, gli accantonamenti, che dovrebbero essere in grado di coprire il 50% dei crediti in sofferenza.

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