Le banche europee? Più robuste ma meno redditizie

Nonostante il settore bancario sia riuscito a recuperare solidità dopo la crisi finanziaria del 2008, fattori esterni sfavorevoli hanno abbassato il livello generale delle performance. Andando oltre la semplice considerazione soggettiva e nazionale, nell’attuale mercato sempre più globalizzato le piccole realtà bancarie hanno ormai poco spazio. A minacciare maggiormente questa situazione, è l’ormai imminente fenomeno FinTech.

Ma come sta il settore bancario europeo? BNP Paribas e Société Générale, complice il calo degli utili nel 2018, sono state costrette a ridimensionare i propri obiettivi per il 2020. Nella stessa situazione sono banche rinomate come la tedesca Deutsche Bank, Unicredit, gli istituti BBVA e Santander. A chiudere il cerchio, la svizzera UBS. Per tutte, le attività di mercato languono parecchio.

Cosa ha causato queste difficoltà? Non certamente una causa sola, ma diverse: le tensioni commerciale, che hanno generato molte incertezze, la Brexit ormai imminente, la quale potrebbe causare sconquassi finanziari e il probabile cambio politico nel Parlamento europeo. Tutto questo va inserito in un contesto più globale, delineato da una crescita economica più debole del previsto e da tassi d’interesse mai così bassi. Quindi, per le banche fa fruttare il denaro è molto complicato.

Non bisogna neanche tralasciare l’oscillazione dei prezzi in alcuni mercati. Basti pensare che nell’ultimo trimestre 2018, strumenti derivati, bond e azioni hanno avuto un calo importante. Per questo motivo, istituti bancari come la BNP Paribas hanno deciso di abbandonare alcune attività d’investimento. Il motivo? Mettere da parte più risparmi possibile. Nel 2020, la banca ha previsto di accantonare circa 350 miliardi di euro.

Anche la Société Générale farà più o meno la stessa cosa. La riduzione dei costi per il 2020 sarà di circa 500 milioni di euro.

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