Bitcoin, nuovo crollo: pesano i casi di Cina e Giappone

Il prezzo del Bitcoin è tornato a cadere precipitosamente: nelle ultime ore la quotazione è scesa sotto la fatidica soglia dei 9.000 dollari, pertanto cerchiamo di capire cosa sia accaduto di tanto serio.

In primo luogo ci si è messo un possibile attacco hacker sferrato nei confronti di Binance, e poi ci si son messe le dichiarazioni della SEC che ancora una volta hanno aperto all’ipotesi di una stretta normativa.

A metterci il carico c’è poi stato il Giappone, che sulla base di recenti indiscrezioni di stampa starebbe sospendendo le operazioni su alcuni famosi exchange. Esatto, parliamo proprio di quel Giappone che in teoria avrebbe dovuto essere l’alleato numero uno delle criptovalute.

Insomma, è chiaro che la flessione della quotazione è stata frutto di tutta una serie di ragioni. Ma il caso Giappone ha pesato in maniera incredibile: il fatto di essersi messo contro 7 exchange e di aver imposto a due di questi (Bit Station e FSHO) di sospendere il trading per un mese intero, di certo non avrebbe non potuto sortire degli effetti. Il fatto è che l’autorità giapponese ha pensato di dover prendere questo provvedimento per tutelare i consumatori a seguito del furto che è stato sferrato a danno di Coincheck.

Per quanto riguarda la Cina, le cose non vanno molto meglio. Da tempo ormai il governo di Pechino ha bloccato le transazioni con le criptovalute, ma gli investitori sono riusciti ad aggirare il ban rivolgendosi alle piattaforme estere. Ecco quindi che in questo periodo la Cina ha bloccato l’accesso degli exchange ai social network e quindi limitato anche questa “possibilità di fuga”.

Ecco dunque spiegato il perché della ritrovata insofferenza del Bitcoin.

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