Il reale costo delle bollette non pagate, facciamo chiarezza

Vi siete mai domandati qual è il costo reale delle bollette che non sono state pagate dagli altri? Nonostante tutte le teorie che ognuno di noi può elaborare, spesso avvicinarsi alla realtà è molto difficile.

E’ stato l’Arera, Autorità per l’energia elettrica, a spiegarci un po’ la situazione. Il costo extra per chi paga le bollette è di circa 2 euro l’anno. Una cifra piccola, ben inferiore a quella che ogni tanto viene diffusa attraverso fake news su WhatsApp o Facebook. La più nota è quella dei 35 euro l’anno.

Nonostante questo, chi paga regolare le proprie bollette, non è per niente felice di dover spendere soldi per i clienti morosi, coloro che non pagano i propri consumi.

Bollette non pagate: cosa contengono i 2€ extra

Ma cosa comprendono davvero questi due euro all’anno (cifra che sale un po’ per le aziende o i grandi condomini)? Sappiate che non serve a coprire il vero importo non riscosso, ma una parte di alcuni oneri, così come previsto dalla legge. In pratica, vengono addebitati gli oneri di sistema. Si tratta di una voce presente in bolletta ma che non è però legata all’effettivo consumo della luce.

In pratica questo denaro lo paghiamo all’operatore, il quale poi lo gira al distributore di energia, il quale a sua volta, lo va a versare alla Gse. Se il cliente finale non paga, l’operatore lo anticipa ma poi lo perde. Con la delibera di Arera 50/2018 che da questo febbraio sta facendo discutere, è a carico dei cittadini tale costo. Prima della sua uscita, il rischio era di venditori e distributori.

Come si pagano i due euro?

Per quanto riguarda il Parlamento e il Governo, sapevano già da tempo di questa storia perché l’Arera li aveva informati. L’Autorità ha avanzato la proposta di riscuotere questi soldi nello stesso modo in cui paghiamo il canone Rai. Così facendo sono sicuri di poter riscuotere la cifra. Un meccanismo però che non piace ai consumatori e nemmeno alle associazioni.

Marco Vignola, il responsabile dell’Unione Nazionale Consumatori, contesta la stima. Si perché tutto questo porta favore la riscossione sia per i distributori che per i venditori. Un meccanismo che porta il consumatore a pagare il rischio d’impresa.

Fonte: greenme.it

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