Il TFR non sarà più solo liquidazione finale: con la riforma delle pensioni 2026 potrà diventare lo strumento per anticipare la pensione.
Sai che fino a oggi il TFR lo abbiamo sempre visto come una sorta di tesoretto da usare alla fine del lavoro? Qualcuno lo destinava ai figli, altri lo tenevano per un progetto importante.

Con la riforma delle pensioni che dovrebbe arrivare con la Legge di Bilancio 2026, il TFR potrebbe cambiare faccia. Non più solo quella liquidazione che ricevi a fine carriera, ma anche uno strumento per smettere di lavorare un po’ prima. Un’idea semplice, ma che rivoluziona il suo ruolo.
Come usare il TFR per anticipare la pensione
Il sottosegretario Claudio Durigon lo ha definito un vero e proprio “ponte”.
In pratica, se a 64 anni hai almeno 20 anni di contributi ma la pensione che ti spetterebbe è troppo bassa (sotto la soglia minima, pari a tre volte l’assegno sociale), potrai usare il tuo TFR per colmare la differenza.

In questo modo diventa una sorta di chiave d’accesso alla pensione anticipata, senza dover aspettare per forza i 67 anni. È come se quella somma, invece di aspettarti a fine carriera, ti desse una mano a colmare il divario e a goderti prima il riposo.
Previdenza integrativa: cos’è e a cosa serve
Un altro punto interessante riguarda la previdenza complementare. Già oggi i lavoratori possono aderire a fondi pensione per arrotondare l’assegno futuro. Con questa riforma, il TFR diventa ancora più strategico: potrai destinarlo a questi fondi per aumentare la tua rendita.

Una soluzione che torna utile soprattutto a chi ha avuto carriere discontinue o periodi in cui non ha avuto contributi. In questo modo TFR e previdenza integrativa lavorano insieme, garantendo maggiore flessibilità e più possibilità di scelta.
Spendere il TFR per la pensione: una decisione personale
La cosa importante è che non ci sarà nessun obbligo. Sarai tu a decidere se usare il TFR per anticipare la pensione o se lasciarlo intatto fino alla fine del lavoro. Vale anche per chi ha una carriera “mista”, con contributi versati sia prima che dopo il 1996. In questi casi, per uscire a 64 anni serviranno almeno 25 anni di contributi, ma sempre con la possibilità di usare il TFR come sostegno. Chi invece preferisce aspettare i 67 anni, continuerà a riceverlo come sempre, senza alcuna penalizzazione.
Una riforma che punta alla stabilità
Oltre a offrire più libertà ai singoli, questa misura ha un altro obiettivo: evitare l’aumento automatico dell’età pensionabile previsto per il 2027. Significa che il sistema rimarrebbe stabile per i prossimi anni, senza sorprese. In questo scenario, il TFR cambia completamente volto: da liquidazione finale diventa una leva per costruire una pensione su misura, più vicina ai bisogni reali di chi lavora. Una trasformazione che potrebbe davvero ridefinire il nostro modo di pensare alla fine della carriera.





