Da ottobre, con l’arrivo dell’Ees, cambia tutto per chi viaggia in Europa. Tante voci hanno creato confusione: cosa è vero e cosa no.
Da ottobre in Europa scatterà l’Ees, il nuovo sistema elettronico che sostituirà i timbri sui passaporti. Un nome tecnico che ha già creato parecchia confusione.
In tanti si chiedono: servirà un’assicurazione obbligatoria? Ci saranno nuove tasse? Alcuni britannici addirittura lo leggono come un dispetto per la Brexit. La verità è diversa e vale la pena chiarirla.
Una delle voci più diffuse è che per entrare in Europa diventerà obbligatoria un’assicurazione sanitaria privata, ma non è così.
Chi viaggia dal Regno Unito continuerà a usare la Global Health Insurance Card, valida negli ospedali dei Paesi Ue per le cure essenziali.
Non è mai stata un’assicurazione di viaggio, ma uno strumento per avere assistenza medica di base. La Commissione europea ha confermato: l’Ees non cambia nulla in questo senso.
Altro malinteso: con l’Ees scatterà l’obbligo di visto? No, è falso anche questo. Per i cittadini di Paesi che già non ne hanno bisogno le regole rimarranno le stesse. L’Ees serve solo a registrare digitalmente ingressi e uscite, così da controllare meglio chi resta oltre i 90 giorni previsti nei sei mesi. Niente file infinite agli sportelli per nuovi permessi, insomma.
Alcuni hanno collegato l’introduzione del sistema alla Brexit, quasi fosse una vendetta dell’Unione europea. Ma l’Ees era stato pianificato molto prima e riguarda tutti i viaggiatori extracomunitari, non solo i britannici. Anzi, lo stesso Regno Unito ha creato un meccanismo simile: l’Electronic Travel Authorisation, richiesto anche ai cittadini europei che entrano oltremanica.
Non tutti dovranno passare dall’Ees. Sono esclusi i cittadini europei, chi ha già un permesso di soggiorno, gli studenti in scambio, i volontari e i lavoratori transfrontalieri. Per loro non cambierà nulla.
L’Ees non comporta costi. A pagare sarà invece l’Etias, che entrerà in vigore nel 2026: un’autorizzazione online dal costo di circa 20 euro, valida tre anni. È un sistema simile all’Esta americano e riguarda tutti i viaggiatori extracomunitari che oggi entrano senza visto.
C’è chi teme che con l’Ees vengano raccolti troppi dati personali. In realtà il sistema registrerà solo quelli necessari: foto, impronte digitali, numero di passaporto, date di ingresso e uscita. Non i movimenti quotidiani o la vita privata delle persone. Il tutto sarà regolato dalle norme europee sulla protezione dei dati, tra le più rigide al mondo.
Alla fine, dietro a tante paure e notizie confuse, l’Ees non è altro che una digitalizzazione dei controlli già esistenti.