La nuova trappola dell’Agenzia delle Entrate: se non fai ricorso in tempo paghi anche i debiti prescritti

Una recente sentenza cambia tutto: se non reagisci in tempo a una lettera dell’Agenzia delle Entrate, rischi di pagare anche debiti prescritti.

Quando arriva una cartella esattoriale dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, è difficile restare tranquilli. Si tratta infatti di un atto ufficiale che comunica in modo chiaro che esiste un debito da pagare, intestato a te.

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La nuova trappola dell’Agenzia delle Entrate: se non fai ricorso in tempo paghi anche i debiti prescritti – consumatore.com

Dentro ci sono tutti i dettagli: la somma dovuta, come e quando pagare, come chiedere una rateizzazione oppure la sospensione, e anche come fare ricorso. Ma se quella cartella viene ignorata e il tempo passa, non finisce lì: l’ente può mandarti un altro documento, l’intimazione di pagamento. E le cose, da quel momento, diventano molto più urgenti.

Cos’è l’intimazione di pagamento di una cartella esattoriale e perché è importante

L’intimazione arriva quando è passato più di un anno dalla notifica della cartella e il debito è rimasto lì, senza essere saldato.

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Cos’è l’intimazione di pagamento di una cartella esattoriale e perché è importante – consumatore.com

Non è solo un promemoria: è un sollecito formale, l’ultimo passo prima che partano le azioni esecutive vere e proprie, come il pignoramento. Da quel momento hai solo cinque giorni per fare qualcosa: o paghi, o fai ricorso. Nessuna via di mezzo.

La Cassazione cambia le regole: occhio ai 60 giorni

Con una sentenza recente, la n. 20476 del 2025, la Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un punto che finora aveva creato parecchia confusione.

Ha detto che l’intimazione di pagamento non è più un semplice avviso, ma va trattata come un atto vero e proprio.

Il punto è questo: anche se il debito è prescritto, cioè sono passati troppi anni e in teoria non sarebbe più esigibile, se non impugni l’intimazione entro 60 giorni il debito si considera confermato. Come se la prescrizione non fosse mai esistita.

Finora si pensava che bastasse aspettare e poi, se l’ente cercava di pignorare, si poteva far valere la prescrizione. Adesso non è più così.

Se ricevi un’intimazione anche dopo anni da una vecchia cartella, devi agire subito, altrimenti perdi ogni possibilità di difenderti. E questo vale anche se la cartella non ti è mai stata notificata correttamente, o se ci sono stati altri vizi: la mancata reazione entro i 60 giorni li cancella tutti.

Come proteggersi da una cartella esattoria dall’Agenzia delle entrate

Il rischio è che si crei una sorta di “sanatoria automatica” per l’ente di riscossione, che può recuperare somme anche quando sembravano ormai archiviate. Per questo è fondamentale non sottovalutare mai nessuna comunicazione che arriva dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Se ti arriva un’intimazione, meglio parlarne subito con un esperto o valutare un ricorso al giudice tributario. Anche solo un giorno di ritardo può significare perdere il diritto di opporsi. Ora più che mai, leggere attentamente tutto quello che ci arriva a casa può fare la differenza.

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