Impianti rinnovabili e comunità energetiche per le aree distrutte dai terremoti del 2009 e 2016

Ne dà annuncio Legambiente e presenta il bando per utilizzare i fondi del PNRR dedicati alle comunità energetiche nelle zone colpite dal sisma

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Comunità energetiche (Foto Pexel)

I terremoti del 2009 e del 2016 hanno sconvolto l’intero Paese emotivamente, e senza dubbio strutturalmente una gran fetta del centro Italia. Una tragedia dalla quale ancora le aree colpite ancora non riescono a riprendersi. Il piano di ripresa nazionale, il PNRR, ha pianificato fondi per 68 milioni di euro, finalizzati a ricostruire le zone ancora distrutte dal sisma con una logica di efficientamento basata sull’autosufficienza energetica.

Come afferma Legambiente, in un comunicato stampa del primo agosto 2022, questa rappresenta “un’occasione importante e preziosa per le comunità dell’Appennino centrale ferite dal sisma che hanno tante e diverse risorse territoriali rinnovabili che possono essere utilizzate per produrre energia rinnovabile ottenendo benefici ambientali, economici e sociali e contribuendo ad aumentare l’indipendenza energetica di tutto il paese”.

Nello stesso giorno l’associazione ha organizzato un webinar insieme alla Struttura del Commissario alla Ricostruzione 2016 e il GSE per illustrare le modalità di accesso al bando ed i suoi contenuti. La scadenza del bando è fissata al 31 ottobre 2022 e potranno accedervi tutti e 183 comuni colpiti dal sisma del 2009 e del 2016.

La novità di questo progetto è non solo lo sfruttamento delle energie completamente rinnovabili, ma anche l’utilizzo delle comunità energetiche. Sostanzialmente le comunità energetiche sono delle reti di persone e di abitazioni che condividono in maniera paritaria l’energia prodotta attraverso le rinnovabili. È un modello radicalmente differente a quello della fornitura di energia erogata dalle aziende di distribuzione per luce e gas.

Le comunità energetiche hanno un funzionamento simile ad Internet o ai computer messi in rete, dove le posizioni di scambio sono peer to peer, anziché da un erogatore che in maniera centralizzata fornisce ad ogni singolo utente, dove nessuno di loro sono messi in contatto, mentre ognuno ha rapporto esclusivamente con l’erogatore.

Le comunità energetiche si basano su un modello innovativo, che può essere una frontiera dell’autosufficienza energetica, ancora più importante in un momento storico di crisi del settore. Le comunità energetiche possono anche essere messe in rete anche se non estremamente ravvicinate tra di loro. In ogni caso gli esempi più virtuosi e funzionali sono quelli in cui affianco all’affrancamento dalla rete nazionale di energia, la comunità energetica persegue principi comuni di sostenibilità ed ambientalismo.

Da una tragedia può rinascere un seme nuovo. L’area centrale dell’Itallia può diventare un esempio territoriale da prendere come modello. Sempre che le risorse vengano ottimizzate e che le procedure siano trasparenti ed efficienti.

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