Cernobyl, Greenpeace comunica il risveglio dell’allerta radioattiva

L’indagine del team tedesco dell’organizzazione smentisce i dati raccolti dall’IAEA intorno al sito dell’ex centrale nucleare. Le conclusioni

Cernobyl, Greenpeace comunica il risveglio dell'allerta radioattiva
Chernobyl (Foto Gerhard Reus on Unsplash)

Era la 26 aprile del 1986 quando nel reattore n. 4 della centrale di Cernobyl avvenne un incidente nucleare si dimostrò un disastro senza precedenti. Ancora oggi, rappresenta il più grave incidente della storia dell’energia nucleare. Allora, quel territorio apparteneva all’Unione Sovietica e gli echi dell’imponente nube tossica si fecero sentire su tutta l’Europa, con gravi ripercussioni sul mercato agroalimentari e con conseguenze sulla salute dei cittadini del continente europei tutt’oggi difficilmente accertabili.

Quello stesso territorio, ai giorni nostri, è territorio ucraino e la storia di quella terribile fuoriuscita di radioattività è stata cristallizzata – dopo quasi quarant’anni – all’interno del ciclopico sarcofago di cemento armato che avvolge il reattore; la fragile salute di questo involucro si misura con la ininterrotta emissione di radiazioni prodotta dal nocciolo. L’area, come del resto buona parte dell’Ucraina, è sotto gli occhi del mondo e del pericolo di bombardamenti aerei prodotti dal conflitto russo-ucraino.

Con un comunicato stampa, Greenpeace denuncia le conseguenze prodotte dalle attività militari russe nella zona ma soprattutto smentisce i dati raccolti dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA), concernenti i livelli di radiazione nelle aree circostanti l’ex centrale. Il team di GreenPeace Germania ha svolto un’indagine, nella quale ha registrato livelli di radiazioni più che triplicati rispetto ai riscontri dell’IAEA.

Da parte dell’Agenzia Internazionale, si è trattato infatti dello svolgimento di analisi tutt’altro che straordinarie rilevando, pertanto, dei valori – in fondo – “normali”, che non comportano alcun rischio per l’ambiente o per la pubblica sicurezza. L’organizzazione ambientalista non nasconde i timori che la sua funzione di controllo sia irrimediabilmente inquinata dai rapporti con l’azienda nucleare di Stato russa Rosatom.

L’alta radiottività, fa sapere Greenpeace, è stata individuata nelle trincee russe abbandonate; dunque le operazioni militari si sono svolte in presenza di scorie nucleari a bassa attività. Non è una pura coincidenza che l’IAEA abbia svolto un’indagine quantomeno superficiale. Sono stati documentati, inoltre, i gravi danni occorsi ai laboratori e agli impianti di monitoraggio delle emissioni radioattive.

L’investigazione è stata portata avanti in collaborazione con gli scienziati dell’Agenzia di Stato ucraina per la gestione della Zona di esclusione (SAUEZM) di Cernobyl, e quindi con il beneplacito del governo di Kiev. A conclusione del rapporto, l’esperto nucleare di Greenpeace Germania Shaun Burnie ha fatto osservare che l’incolumità degli scienziati presenti nell’area è minacciata dalla diffusa presenza di mine e di esplosivi antiuomo; inoltre, ribadisce che lo studio sui complessi effetti delle radiazioni di Cernobyl “è cruciale e può essere fatto soltanto mediante una cooperazione scientifica internazionale, messa a rischio dalla guerra della Russia contro l’Ucraina”.

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