In Italia non esiste ancora un’Autorità nazionale per i diritti umani

La rete contro i discorsi d’odio chiede che venga istituita un’Autorità nazionale per i diritti umani e il contrasto alle discriminazione

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Discorsi d’odio (Foto Unsplash)

Al momento è in lenta discussione alla Camera. Ovviamente le priorità sono altre. Tuttavia l’Italia, come anche Malta, non si sono ancora adeguate all’impegno preso alla risoluzione delle Nazioni Unite n. 48/134, adottata durante la Conferenza mondiale sui diritti umani nel 1993 a Vienna. A quasi trent’anni di distanza in Italia non esiste ancora un’autorità che tuteli i diritti umani. Ne esiste una per la privacy, una per l’energia, una per la concorrenza sul mercato etc, ma non per i diritti umani.

Ingenuamente si potrebbe pensare che sarebbe pleonastica, in quanto i diritti umani, come il diritto all’esistenza stessa, dovrebbero essere garantiti assiomaticamente. Purtroppo la prassi racconta un’altra storia. E non si deve andare troppo lontano per narrarla. Basti pensare alla questione dello ius scholae e similari.

Per non parlare delle continue aggressioni omofobiche e del naufragio del Ddl Zan. Un’Autorità preposta lavorerebbe proprio su questo. Sulla mediazione super partes tra cittadinanza, istituzioni ed imprese. Ad esempio si potrebbe finalmente mettere mano sui discorsi d’odio perpetrati sui social. Ma fino a che non diventa lavoro specifico di qualcuno non ottiene sufficiente spazio nel dibattito pubblico.

Le norme ci sono. Tuttavia la violazione delle stesse, quando si parla di fenomeni sociali, è spesso soggetta a sfumature che lasciano i discorsi d’odio in un campo intermedio, o meglio dire in un limbo sospeso. E sarebbe proprio il compito dell’Autorità dissipare le nubi e prendere posizione.

Solo che in Italia tale garante non esiste ancora. La Rete Nazionale per il contrasto ai discorsi ed ai fenomeni d’odio saluta con plauso l’evento dell’8 luglio promosso dal Centro Studi di Politica Internazionale (CESPI) dal titolo “Un’Autorità Nazionale per i Diritti Umani in Italia: una prospettiva internazionale”.

Ed in un comunicato stampa ad hoc scrive: “solo Malta e Italia non si sono ancora dotate di un’istituzione simile e nel caso italiano, non esiste un’unica struttura a livello nazionale in grado di vigilare sul rispetto dei diritti umani e su possibili abusi in violazione delle norme vigenti in materia di diritti umani. Chi ne comprende l’importanza può dire di capire cosa significhi un Paese democratico. Le priorità devono essere dettate innanzitutto dalla convivenza sociale, dove la diversità ne deve essere risorsa e non generare avversione. Ed è la Costituzione stessa a sancirlo.

Conclude la Rete chiedendo “un provvedimento che vada in questa direzione per sanare finalmente l’attuale quadro istituzionale frammentato che vede ancora impegnate diverse autorità pubbliche con mandati settoriali, sia a livello locale che nazionale”.

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