Gas e nucleare faranno parte dell’economia verde: l’UE ha approvato

Greenpeace annuncia un’azione legale contro la Commissione europea, dopo l’entrata di atomo e gas nella tassonomia “verde”. Cosa è successo

Gas e nucleare faranno parte dell'economia verde: l'UE ha approvato
Centrale nucleare (Foto Frederic Paulussen. on Unsplash)

Non è da ieri che sia nelle politiche nazionali che in quelle comunitarie soffi aria di fraintendimento: spetta all’opinione pubblica appurare che questo qui pro quo ambientale sia intenzionale o accidentale. Stiamo parlando della valutazione di gettare nel calderone (purtroppo non molto ampio) delle risorse sostenibili e rinnovabili un’energia come quella atomica, generata dalle ciclopiche centrali nucleari sparse in abbondanza in un continente come l’Europa.

Ad aggiungersi, c’è anche la produzione di gas, che insieme alla prima sono entrate nella cosiddetta tassonomia “verde”, approvata in questi giorni dal Parlamento Europeo; energia nucleare e gas fossili sono inclusi nell’elenco delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. A questo proposito, Greenpeace annuncia un’azione legale nei confronti della Eurocommissione, rea di aver appellato due fra le energie più prodotte nel pianeta quali investimenti “sostenibili” nella proposta ampiamente votata a Strasburgo.

In realtà, non si è trattato di un voto di approvazione; semplicemente non è passata la mozione di rigetto presentata da Verdi e Sinistra Europea. Favorevoli alla risoluzione sono stati 278 eurodeputati, gli astenuti sono stati 33 e i contrari 328 votanti.

Per bloccare la proposta servivano 353 voti. Dopo la votazione, tra il pubblico, otto persone hanno protestato mostrando ciascuna una maglietta con la scritta “Betrayal”, tradimento. Infatti, la proposta viene ora ritirata o sottoposta ad emendamenti dopo che le commissioni europee di Economia e Ambiente si erano espresse favorevolmente.

La votazione, però, non è stata totalmente indolore all’interno della maggioranza parlamentare: il gruppo dei votanti in quota ad essa si è spaccato a metà e neanche tra gli europarlamentari italiani vi è stato unanime accordo. L’esito lascia comunque intendere che dietro questa decisione ci sia dell’altro perché mentre si etichetta “il gas fossile e il nucleare come ‘verdi’, fluisce “più denaro verso le casse che finanziano la guerra di Putin in Ucraina”, come sostiene Ariadna Rodrigo, campagna Finanza sostenibile di Greenpeace UE.

Le trattative interne alla Commissione europea, inoltre, hanno malcelato la suggestione delle lobby dei combustibili fossili e del nucleare. Prima dell’azione legale, Greenpeace si impegna a presentare innanzitutto una richiesta formale di revisione interna del voto che, se non accolta, chiamerà la Commissione davanti alla Corte di Giustizia europea. Gli ambientalisti sono fiduciosi che il greenwashing in atto – nel pieno della crisi climatica – dalla politica sia fermato dai giudici, ravvisandone la violazione dei principi dell’Unione Europea.

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