Siccità, i “peccati capitali” della mala gestione del sistema idrico nazionale

Il tema dell’acqua, o meglio della siccità che è la mancanza drammatica di acqua è al centro di due distinti richiami pubblicati da WWF e Greenpeace, che oltre a sottolineare tutte quelle che sono le carenze del sistema idrico nazionale e quindi della gestione dell’acqua provano anche a dare qualche spunto per agire

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Siccità e spreco (foto Pexels)

Siamo nel mezzo di quella che è considerata l’estate più calda e secca degli ultimi decenni. Le immagini rimandate dai social e dai telegiornali con il Po ridotto in alcuni punti a poco più di un rigagnolo sono sconcertanti e devono assolutamente farci riflettere su quanto incapaci riusciamo ad essere nella gestione del bene di tutti.

Incapacità è un termine che ritorna per esempio proprio nel comunicato pubblicato da WWF: “L’Italia è un Paese che ha fatto dell’acqua un triste esempio della propria incapacità di gestire con intelligenza un bene cruciale per la nostra stessa sopravvivenza e per il nostro benessere“.

E l’associazione ambientalista enumera anche quelli che sono i sette peccati capitali che hanno contribuito in maniera preponderante alla situazione di crisi in cui ci troviamo adesso. Perché se è vero e innegabile che non possiamo far arrivare la pioggia se non c’è è vero anche che l’acqua che negli anni abbiamo sprecato e mal utilizzato è una quantità enorme.

Abbiamo ogni anno circa 300 miliardi di metri cubi di precipitazioni eppure disponiamo effettivamente solo di circa 58 miliardi di metri cubi d’acqua ogni anno. Questa disponibilità è poi in continuo deterioramento a causa principalmente della crisi climatica. E nonostante l’acqua sia in diminuzione non riusciamo a renderci conto che ci sono alcuni usi dell’acqua che sono prioritari: l’acqua da bere, quella per l’agricoltura e la produzione del cibo, quella necessaria a mantenere gli ecosistemi.

Alcuni utilizzi dell’acqua non possono più essere lasciati liberi di consumare un bene così prezioso. L’associazione fa l’esempio del turismo invernale che, paradossalmente proprio a causa della crisi climatica che riduce le precipitazioni, si ritrova sempre più spesso a dover creare la neve artificiale sottraendo l’acqua ad altri usi più urgenti.

C’è poi tutta l’acqua che si spreca a partire dai rubinetti e a ritroso lungo tutta la condotta nazionale e quella che si prosciuga perché i corsi d’acqua sono stati addomesticati e inbastarditi col cemento e le zone umide sono state bonificate.

Ci sono poi i peccati di chi ci governa che non è in grado di gestire l’acqua per mancanza di pianificazione e poi l’acqua inquinata che rende non utilizzabili una quantità di prezioso liquido che fa rabbrividire: nel 77,3% dei siti sottoposti al più recente monitoraggio Ispra sono stati trovati pesticidi e queste stesse sostanze, provenienti in buona parte dall’industria agroalimentare, sono finite anche inoltre il 32% delle acque sotterranee.

Per contrastare la crisi, WWF e Greenpeace parlano innanzitutto di ottimizzazione delle risorse e di rivedere gli scopi per cui questo bene viene utilizzato. Greenpeace, nel cui comunicato stampa viene riportata una lunga dichiarazione di Simona Savini, campagna agricoltura di Greenpeace Italia, sottolinea come occorra rivedere il sistema degli allevamenti.

Se infatti culture come il mais e la soia sono a rischio a causa della siccità, stiamo comunque parlando di colture che non sono strettamente necessarie alla sopravvivenza umana ma sono da destinare all’allevamento:C’è dunque bisogno di ripensare il sistema degli allevamenti intensivi che, oltre ad avere impatti importanti sul clima del Pianeta, consuma oltre un terzo di tutta l’acqua usata dal settore agricolo, anche per le grandi estensioni di terreni irrigui dedicati alla produzione di mangimi. Queste percentuali mostrano che stiamo utilizzando in modo poco efficace risorse naturali sempre più scarse come l’acqua, e proprio per questo è urgente ridurre subito il numero di animali allevati“.

I punti su cui spinge in particolare WWF per affrontare la crisi dovuta alla siccità sono: il ripristino del funzionamento ecologico dei fiumi, la rigenerazione delle zone umide e la protezione del suolo, una nuova centralità alle Autorità di Bacino che possano programmare gli usi dell’acqua in base a quelle che sono le reali necessità e secondo una tabella precisa di priorità rivedendo inoltre le concessioni. Da ultimo occorre avviare immediatamente tutte le attività possibili di risparmio dell’acqua e incentivare i cittadini a farlo.

Siamo in un momento in cui ogni goccia vale quanto un barile. Dobbiamo immaginare di essere in una situazione per cui dobbiamo riempire un secchio utilizzando un tubo pieno di buchi: se ognuno di noi trova il modo di tappare uno dei buchi riusciremo ad avere tutta l’acqua di cui abbiamo bisogno nel secchio; ma se nessuno pensa che anche solo la chiusura di uno dei buchi ha senso continueremo a perdere acqua e ad avere sempre più sete.

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