La nuova PAC deve essere patto con natura e società: Rete Semi Rurali chiede che le scelte siano coraggiose

Torniamo a parlare della PAC riportando un intervento di Gianfranco Laccone, Associazione Consumatori Utenti, pubblicato su Rete Semi Rurali. Comprendere infatti questo strumento ci permette ora e ci permetterà in futuro anche di valutare le scelte che si cercherà di fare a livello europeo.

pac cosa è
Nuova PAC (foto Pexels)

L’intervento di Laccone ci ricorda innanzitutto come occorra far sì che la nuova Politica Agricola Comune possa essere rivista in modo tale che riusciamo ad affrontare le nuove emergenze ambientali e sociali. La situazione in cui ci troviamo oggi, con una pandemia che rimane nello specchietto retrovisore r una guerra che rischia di mettere in ginocchio interi Paesi, hanno evidenziato anche i limiti del modello agroalimentare che ci siamo dati e che si è costruito nel corso dei decenni.

Un modello agroalimentare che, ricorda sempre Laccone,  ha trasformato la produzione di alimenti in una macchina iper-produttiva” e che allo stesso tempo ha dimenticato che poggia sui ritmi della natura producendo tra l’altro “alimenti non in grado di mantenere in salute“.

E’ giunto il momento che le politiche agricole dei Paesi dell’Unione Europea vengano quindi riviste in maniera tale che si trasformino in un “patto per e con la natura e la società” più giusto è più rispettoso sia nei confronti della natura da cui tutto dipende sia nei confronti degli agricoltori legati ora solo alle logiche malate delle industrie agroalimentari.

Ed è su questa idea che si innesca proprio la speranza che la nuova PAC si trasformi in uno strumento con cui gli agricoltori di domani possono affrontare le sfide che li riguardano da vicino, prima fra tutte riuscire ad essere meno inquinanti. L’agricoltura è infatti purtroppo ancora troppo inquinante, proprio perché si è del tutto scollegata dai ritmi naturali e per soddisfare una richiesta malata a sua volta si ammala e poi ci fa ammalare.

Laccone Ricorda inoltre come dobbiamo imparare dalla pandemia quello che di buono può averci lasciato: una revisione del nostro rapporto personale con quella che è la campagna. La vita urbana, che sotto tanti aspetti risulta insoddisfacente, si è trasformata nella pandemia grazie alla possibilità dello smart working che ha portato tanti a rivedere non solo il rapporto di tempo tra lavoro e famiglia ma anche a rivedere la propria posizione geografica, oltre che aumentare positivamente il numero di consumatori che acquistano in maniera consapevole.

E la situazione in cui ci troviamo adesso, con la crisi che costringe tante famiglie a rivedere i propri standard qualitativi quando va a fare semplicemente la spesa alimentare, è un’altra delle sfide che con la PAC si possono affrontare “attraverso un congruo finanziamento del biologico e degli ecoschemi“, per permettere così ai consumatori di poter acquistare cibi sani senza dover fare i conti solo con il portafogli.

La consapevolezza dei consumatori aumenta e questa consapevolezza deve essere una leva per cambiare anche il modo in cui il cibo che portiamo in tavola arriva sugli scaffali. Ma il problema sembra essere quello di una titubanza dei politici: “In un tempo in cui si guarda alla realizzazione di un sistema economico resiliente e circolare una tale posizione appare incoerente” conclude Laccone. “La creazione di un nuovo patto tra produttori e consumatori è la sfida su cui investire“.

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