L’UE non può rispettare l’impegno sul metano senza ridurre gli allevamenti: report Changing Markets

Changing Markets Foundation torna a parlare all’UE e chiede che venga davvero realizzata la diminuzione della produzione di gas metano andando anche a toccare gli allevamenti

carne tumori
Allevamenti e metano (foto Unsplash)

Il problema è quello del taglio alle emissioni che entro il 2030 dovrebbe essere del 30% ma, questa la critica mossa dalla Fondazione, non è un obiettivo possibile senza ridurre il numero dei capi allevati.

La richiesta proviene principalmente da una analisi condotta da CE Delft che mostra come i risultati che l’Unione Europea può raggiungere con le attuali politiche è buona ma lontana comunque dall’obiettivo finale riportato anche nel Global Methane Pledge, documento frutto del Summit sul clima tenutosi a Glasgow.

Una riduzione del 30% nel metano è difficile senza agire sul taglio del numero degli animali da allevamento“, scrive Changing Markets Foundation nel suo comunicato stampa in cui si fa riferimento anche alla dieta dei cittadini europei. Interessante soprattutto notare come la Fondazione calcoli che basterebbe che il 10% della popolazione dell’UE cambiasse abitudini alimentari scegliendo “diete più sane” con un consumo ridotto di carne, latte e derivati per tagliere le emissioni fino al 34%, addirittura oltre gli obiettivi di Glasgow.

Un altro numero cui la Fondazione fa riferimento viene invece da un altro ramo della scienza: 45%. Tanto andrebbe ridotta l’emissione di metano in atmosfera per riuscire a mantenere entro il famoso limite di 1,5°C l’innalzamento delle temperature. E di nuovo si fa riferimento al cambiamento delle abitudini alimentari: “Riduzioni tra il 38% e il 47% sono possibili se metà degli europei riducesse il consumo di carne e latticini e altre misure (comprese azioni per ridurre la perdita e lo spreco di cibo) venissero introdotte oltre i piani esistenti“.

Se è vero quindi che le dichiarazioni di Changing markets Foundation sono rivolte all’UE come organo sovranazionale, perchè agisca amonte, in realtà nessuno di noi deve necessariamente aspettare che sia l’UE a tagliare gli allevamenti intensivi per cominciare a fare la nostra parte e ridurre di nostra spontanea volontà il consumo di carne e latticini.

Se i cittadini dell’Unione Europea decidessero quindi di mangiare meno carne (il cui consumo eccessivo è anche associato in modo lampante ad alcune forme tumorali e patologie cardiovascolari) ci sarebbe sempre meno necessità di allevare capi, responsabili inconsapevoli di una buona percentuale di inquinamento.

Con un consumo ridotto il settore dell’allevamento, che se continuasse con lo stesso modello di business attuale ridurrebbe le proprie emissioni di metano solo del 3,7%, sarebbe questo movimento tellurico economico proveniente dal basso a far cambiare idea alle grandi industrie della carne e dei derivati, costringendole a rivedere il proprio sistema per non soccombere del tutto.

L’UE deve fare la sua parte, smettendo per esempio di foraggiare con milioni di euro campagne a favore della carne (come successo nel corso degli utlimi cinque anni) e spostare quei fondi per incoraggiare un cambio di abitudini. Ma anche noi abbiamo il tempo e lo spazio per fare la nostra parte.

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