Cartelle esattoriali, in questo caso i debiti ricadono sugli eredi

La legge consente in certi casi all’Agenzia delle entrate di far valere i suoi diritti sugli eredi in determinati casi

cartelle esattoriali
Cartelle esattoriali (Foto Adobe)

Le cartelle esattoriali sono gli strumenti attraverso i quali la pubblica amministrazione notifica l’scrizione a ruolo. Attraverso il ruolo si permette all’amministrazione pubblica di ottenere coattivamente le somme dovute e non erogate dal contribuente come accade, ad esempio, con i pignoramenti.

Tuttavia, il cittadino ha l’opportunità di rigettare l’atto e ricorrere al tribunale preposto in questa materia, ossia la commissione tributaria. La presenza di cartelle esattoriali non sempre salva gli eredi in caso di morte del defunto. Infatti, in tanti credono che accettare l’eredità con il beneficio di inventario sia un modo per respingere tutti gli eventuali debiti.

Cartelle esattoriali ed eredi, cosa accade in presenza di debiti fiscali

Cartelle esattoriali
Cartelle (Foto Pixabay)

In realtà, non è così per quanto riguarda i debiti con il fisco. Infatti, una sentenza della Corte di Cassazione numero 22571 del 2021 ha chiarito che nel caso di presenza di irregolarità fiscali delle defunto, l’Agenzia delle entrate ha tutto il diritto di pretendere dagli eredi la regolarizzazione dei debiti.

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L’Agenzia fiscale, infatti, può emanare avvisi di accertamento, disporre accertamenti e chiedere il pagamento di debiti e sanzioni imputabili al defunto. L’accettazione con beneficio di inventario non salva gli eredi. I giudici specificano, però, che le somme spettanti sono dovute fino ad esaurimento del valore dell’eredità.

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Ciò vuol dire che se i debiti indicati dall’Agenzia sono di valore maggiore rispetto a quanto si possa ottenere dal pignoramento dell’eredità, gli eredi non dovranno più niente allo Stato. In sintesi sono comunque salvi i patrimoni personali degli eredi. E’ necessario ricordare che in caso di notifica di una cartella esattoriale il cittadino può rigettare il tutto ricorrendo alla commissione tributaria.

In questi casi, però, la legge prevede in ogni caso il versamento del 33% delle somme iscritte come anticipo. Ciò è giustificato dal fatto che molti cittadini ricorrevano in commissione tributaria soltanto per prendere altro tempo prima di pagare quanto dovuto allo Stato.

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