Divorzio, quando il marito non deve l’assegno alla moglie

La legge in tema di divorzio si è evoluta nel tempo. Le sentenze della Corte di Cassazione fanno giusrisprudenza anche in questo caso

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Divorzio (Foto Adobe)

Il divorzio oltre ad ovvie problematiche emotive che investono tutta la famiglia, implica forti interessi economici, soprattutto nella divisione dei beni fra coniugi. Anche i figli diventano oggetto di contesa, sia per l’affidamento che per gli assegni di mantenimento. Per quanto riguarda gli assegni divorzili, ovvero il mantenimento o il contributo economico al coniuge, più frequentemente l’ex moglie, la legge ha modificato nel tempo i presupposti.

Si può dire in generale che l’assegno divorzile assolva tre funzioni: assistenziale, perequativa, compensativa. In passato, oltre alla funzione assistenziale, grande importanza veniva data alla perequativa, ovvero il fatto di garantire al coniuge – ed ai figli – lo stesso tenore di vita a cui si era abituati durante il matrimonio. Di conseguenza gli assegni divorzili cadevano a pioggia, lasciando anche in grave difficoltà il dispensatore.

Divorzio, cosa ha stabilito la Corte di Cassazione

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Assegno divorzile (Foto Pixabay)

La Corte di Cassazione, nella sentenza numero 12537 del 2022 ha consolidato una posizione che riequilibria il rapporto tra funzione perequativa e compensativa. Nello specifico, la funzione compensativa determina che un coniuge, nel caso in cui per sostenere l’altro o per altri motivi dipendenti dal matrimonio ha sacrificato ad esempio la propria posizione professionale, può richiedere un risarcimento per ciò che ha perduto.

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E questo rimborso viene determinato sotto la forma dell’assegno divorzile. Nella sopracitata ordinanza la funzione compensativa ha determinato la decisione della Corte di Cassazione. Si trattava di un caso di divorzio in cui l’ex marito aveva supportato la moglie nella propria carriera sovvenzionandole gli studi di giurisprudenza, che l’hanno portata alla laurea, all’iscrizione nell’Albo degli avvocati e di conseguenza ad esercitare la professione.

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In questo caso la Corte si è espressa a favore del marito, riconoscendo che egli non doveva nulla alla moglie in termini di assegno divorzile, in quanto aveva già contribuito al miglioramento della posizione della moglie durante il matrimonio. Ed hanno stabilito che dato che la posizione della moglie, anche grazie al marito, era anche migliore di quest’ultimo, la donna non avrebbe avuto diritto ad alcun assegno di mantenimento.

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