Mutuo, confermata la stangata sulla rata: cosa cambia

Sono in arrivo delle vere e proprie stangate sulle rate dei mutui. Ecco cosa riferiscono gli analisti a riguardo e perché c’è stato questo aumento

Mutuo stangata rate
Mutuo (Foto Adobe)

Non arrivano per niente buone notizie per quanto riguarda il fronte dei mutui per l’acquisto di una casa. Il mercato immobiliare ha subito una nuova battuta di arresto a causa dell’aumento del costo del denaro dovuto all’aumento delle materie prime e alla guerra tra Russia ed Ucraina.

L‘Euris, ovvero l’indicatore dei mutui a tasso fisso, è aumentato di ben 70 centesimi dall’inizio del 2022 per i prestiti ventennali. Per il prestiti trentennali, invece, si registra un aumento di 50 centesimi. Le cose vanno un po’ meglio per quanto riguarda i tassi variabili dal momento che l’Euribor è fermo a -0,53% per il mensile e a -0,47% per il trimestrale.

Mutui, cosa cambia sui tassi fissi e variabili

Mutuo effetti guerra Ucraina
Mutuo (Foto Adobe)

L’aumento dei tassi di interessi, nemmeno a dirlo, sta danneggiando principalmente i giovani under36 che possono usufruire di alcune agevolazioni promosse dal Governo. Nonostante questo, l’incremento dei tassi potrebbe tagliare fuori una fetta dei beneficiari degli incentivi e ciò sarebbe sicuramente un passo indietro per l’intero comparto del mercato immobiliare.

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Come riporta il portale Mutui online, per i mutui a venti anni il tasso fisso medio tra le varie offerte sul mercato è all’1,45% nominale, 1,65% effettivo, con una rata di 576 euro, mentre per quelli a tasso variabile la percentuale è dello 0,64%, ovvero, lo 0,83% effettivo, con una rata di 533 euro. La distanza tra i tassi fissi e variabili aumenta poi notevolmente se ci riferiamo ai prestiti trentennali.

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L’indice dei tassi fissi è dell’1,67%, ossia l’1,77% effettivo, e la rata è pari a 421 euro, invece, per i tassi variabili il parametro è dello 0,76%, lo 0,92% effettivo, con una rata di 373 euro. Le differenze tra i due tassi non sono così nette da far preferire la seconda soluzione rispetto alla prima. Il tasso fisso regge ancora il passo e resta più conveniente, anche se dovesse sfondare il limite del 3%. 

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