Gli europei sono sempre più “flexiteriani”, lo conferma uno studio universitario

Sempre meno carne e pesce. E la tendenza è in aumento. Ma gli intervistati lamentano di non trovare sfficienti succedanei

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Flexiteriani (Foto Unsplash)

Evidentemente per cambiamenti culturali, o per una mutata sensibilità verso il benessere animale, sono sempre di più i cittadini europei che scelgono di abbandonare quasi totalmente carne e pesce sostituendoli con succedanei vegetali.

In uno studio realizzato da ProVeg International insieme con Innova Market Insights, l’Università di Copenaghen e l’Università di Ghent, nell’ambito del programma europeo Smart Protein, sono state intervistate 7.500 persone da 10 Stati europei diversi. Al campione è stato chiesto di rispondere sulle proprie inclinazioni alimentari, sui mutamenti e sulle motivazioni.

Dal report conseguente emerge che uno scarso 10% della popolazione intervistata è vegetariano o vegano. Il trend più in ascesa è il “flexiteriano“. Ovvero il tipo di consumatore alimentare flessibile, che non ha completamente abolito carne e pesce ma che utilizza pochissima, scegliendo sempre più i prodotti destinati a vegetariani o vegani.

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I dati si riferiscono alla primavera del 2021, ma stimano un 30% degli intervistati che si è “convertito” al flexiterianesimo. Una porzione elevatissima della popolazione. Se si somma il 7-10% dei vegetariani e vegani si arriva rapidamente ad un 40% del campione che intende abolire o ridurre drasticamente il consumo di carne e pesce. Ed il trend sembra essere in ascesa.

Le motivazioni possono essere le più svariate, da un consumo consapevole a questioni salutiste, ma certo è che buona parte del campione intervistato si è dichiarato insoddisfatto dalle proposte alimentari sostitutive presenti nei supermercati. La maggioranza sceglie i succedanei come tofu e seitan, con un livello minimo di processazione. In alternativa ceci, funghi e legumi, per supplire alla mancanza di proteine.

Allo stesso tempo rimane una minoranza a comprare i burger vegetali già preconfezionati. La motivazione principale è l’alto costo, ma allo stesso tempo sempre più cresce la consapevolezza che gli alimenti ultraprocessati sono tutt’altro che salubri. Quindi aumentano i flexiteriani, che come nuova fascia di consumo desidererebbe avere a disposizione delle alternative più appetibili e meno costose.

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