Cartelle esattoriali, importante novità sui pagamenti: cosa cambia

Il governo ha deciso di prorogare la rottamazione delle cartelli esattoriali: ecco tutte le nuove scadenze da rispettare 

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La commissione bilancio del Senato nei giorni scorsi ha approvato, con apposito emendamento del decreto Sostegni – ter, una nuova proroga per quanto riguarda la rottamazione delle cartelle esattoriali. Se anche la Camera approverà la proroga, gli italiani che entro la fine del 2021 non hanno ancora saldato il conto, potrebbero farlo con più tempo.

In ogni caso sembra che il governo sia intenzionato a dare più tempo ai cittadini per il pagamento delle cartelle. Per questo motivo il calendario delle riscossioni deve quindi essere rimodulato a pochi giorni dalla precedente modifica avvenuta con la legge di conversione del Milleproroghe.

Cartelle esattoriali, tutte le nuove scadenze 

cartelle esattoriali
cartelle esattoriali (foto pixabay)

Gli arretrati per la rottamazione – ter, saldo e stralcio delle cartelle esattoriali saranno divisi su tre scadenza. La prima scadenza sarà quella del 2 maggio, termine ultimo per pagare le rate relative al 2020; la seconda scadenza è invece quella del 1° agosto, termine ultimo in cui si dovranno pagare le rate del 2021. L’ultima scadenza è quella del 30 novembre, data in cui si dovranno pagare le rate del 2022.

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I contribuenti potranno comunque avere 5 giorni di tolleranza rispetto queste scadenze. Superati i cinque giorni si finirà nella decadenza e non sarà più possibile richiedere la rateazione delle cartelle esattoriali. I contribuenti non adempienti potrebbero anche subire sanzioni o pagare anche gli interessi sulla somma da pagare.

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Il governo ha dunque scelto di accantonare l’esecuzione forzata e provvedere con la proroga delle cartelle esattoriali. Come riporta Il Sole 24Ore, attualmente in Italia ammonterebbero a 2,45 miliardi i debiti dei contribuenti riammessi con le modifiche al decreto Sostegni-ter, per una media di 4.605 euro. 

La decisione del governo di non provvedere con l’esecuzione forzata deriva dallo stato di crisi in cui si trova il Paese e gli italiani, prima con la pandemia da Covid -19 e poi con l’aumento dell’inflazione e del costo delle materie prime che hanno fatto lievitare di molto le bollette dei cittadini.

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