Ticket di licenziamento Naspi: ecco a quanto ammonta

La Naspi è erogata dall’Inps, ma nel caso di licenziamento dal tempo indeterminato, i datori di lavoro devono versare un contributo

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Risparmi (Foto Pixabay)

La Naspi è un’indennità di disoccupazione che spetta a tutti i lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro involontariamente. Per lavoratore dipendente si intende chi ha un contratto a tempo indeterminato o determinato, ed i lavoratori dello spettacolo. Chi presta lavoro occasionale, o ha contratti di collaborazione, non ha diritto alla Naspi. Una condizione importante è che il contratto sia recesso.

Infatti, un lavoratore sotto contratto a zero ore, non può richiederla. Si può richiedere invece anche per le dimissioni involontarie, nel caso in cui il dipendente dimostri di essere stato costretto a dimettersi causa demansionamento, mobbing, molestie sessuali etc. L’importo della corrisponde inizialmente al 75% dello stipendio, per poi progressivamente diminuire dopo 6 mesi, fino ad arrivare a zero.

Naspi, a chi spetta il ticket di licenziamento

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Soldi e tempo (Foto Pixabay)

L’Inps copre le spese dei licenziamenti attraverso i soldi stanziati per gli ammortizzatori sociali. Si consente così, soprattutto per la pletora di contratti a termine, di tamponare la crisi occupativa e si dà al lavoratore un lasso di tempo di tranquillità per cercare un altro impiego. Contemporaneamente alla ricezione della Naspi, l’ex lavoratore deve sottoscrivere una messa in disponibilità immediata, per trovare quanto prima il lavoro e non crogiolarsi sugli allori.

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Ma la spesa pubblica per le Naspi non è esigua. Perciò, il datore di lavoro che ha contribuito a creare ulteriore disoccupazione, deve versare un ticket di licenziamento, ma solo per i contratti a tempo indeterminato. L’Inps annucia che per l’anno in corso l’ammontare del ticket corrisponde 41% del massimale mensile di Naspi per ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi 3 anni. Il contributo deve essere versato all’Inps in un’unica soluzione.

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