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Partite iva: quali costi di rappresentanza scaricare?

L’Agenzia delle Entrate dipana la matassa dei costi deducibili. Quali spese considerare costi di rappresentanza?

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Quello delle spese di rappresentanza è un mondo che le partite iva conoscono bene, che sia un lavoratore autonomo, un imprenditore o un professionista. Si tratta di quelle spese  sostenute per migliorare l’immagine dell’attività, garantendo indirettamente una conversione in termini di immagine sul mercato.

Queste spese sono tese a migliorare, ad esempio, le relazioni pubbliche o la promozione tramite acquisti a favore dei clienti o dei collaboratori, spesando un viaggio ai propri collaboratori, oppure acquistando gadget per la partecipazione a fiere e eventi per migliorare l’immagine dell’impresa. Rientrano nei costi deducibili che divengono oggetto di verifica e di eventuali sanzioni da parte del Fisco.

Agenzia delle Entrate: quando un costo è una spesa di rappresentanza?

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Secondo la normativa vigente, le spese di rappresentanza sono deducibili entro il limite dell’1% dei compensi percepiti nel periodo di imposta. Ma l’Agenzia delle Entrate chiarisce che questa tipologia di spese non non deve essere collegata a una controprestazione per essere considerata deducibile, ovvero il professionista non deve ricavarci alcun vantaggio personale da quella spesa: un atto promozionale senza secondi scopi.

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La produzione dei compensi è il principio guida su cui si basa la deducibilità delle spese direttamente collegate ad essa. L’iscrizione a circoli e associazioni di persone, anche se giustificata da ragioni lavorative come la ricerca fisica di nuovi clienti, è esclusa dal novero dei costi deducibili in quanto lo stesso accesso al circolo o all’associazione è da considerarsi una controprestazione.

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Al libero professionista spetta dunque l’onere della prova, allo scopo di documentare un costo sostenuto. In caso di contestazione da parte del Fisco, egli dovrà provare la veridicità di quanto ne abbia avallato la deducibilità, che sia una spesa in un circolo, in un albergo, o in un ristorante per fare rete e cercare nuovi clienti.

Se la deducibilità di questi costi è al 75% per un importo totale del 2% dell’ammontare dei compensi percepiti nel periodo di imposta, l’Agenzia delle Entrate mette però in guardia dal rischio della finalità personale che lascia scatta le conseguenti sanzioni.

Pubblicato da
Roberto Alciati