Servizio militare e pensione: perché non è sempre conveniente

Molti giovani ed adulti riscattano il servizio militare per i fini pensionistici ma questo non è sempre conveniente. Ecco il motivo

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In Italia il servizio militare non è più obbligatorio dall’agosto 2004 ma sono tanti i giovani italiani che decidono di arruolarsi volontariamente.

Il servizio militare può, inoltre, essere fatto valere ai fini pensionistici ed è uno dei periodi di contribuzione figurativa più utilizzata dai lavoratori italiani che si apprestano ad andare in pensione.

Riscatto del servizio militare, attenzione a questo dettaglio

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Sono davvero tanti i giovani, ma anche gli adulti, che inoltrano la richiesta del riscatto del servizio militare all’INPS ma, pochi sanno, che la domanda ed il suo accoglimento può non essere favorevole. Ricordiamo, innanzitutto, che il riconoscimento della contribuzione figurativa per servizio militare può essere relativo solo al periodo di servizio effettivamente prestato. 

Questo tipo di contribuzione figurativa è utile per raggiungere una soglia di carriera per una determinata misura pensionistica e per raggiungere un importo maggiore di pensione spettante. A volte, però, questo riscatto può danneggiare il richiedente. Vediamo perché.

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Una volta che la richiesta è stata approvata, se comporta l’ingresso del richiedente nel sistema misto, non si può tornare indietro. Il sistema misto è quello che si applica ai lavoratori con carriera e contribuzione iniziata in data antecedente al primo gennaio 1996, ossia con la riforma Dini.

Questo significa che chi ha iniziato la carriera dopo il 31 dicembre 1995 ha diritto a ottenere una pensione liquidata solo con il metodo contributivo mentre chi l’ha iniziata prima ha diritto al calcolo misto. Solitamente il calcolo con il sistema retributivo è più vantaggioso di quello contributivo.

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Se il richiedente ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 e ha svolto il servizio militare prima di quella data andrà a finire nel sistema misto. Poiché si tratta di un solo anno di contribuzione, la variazione dell’importo della pensione è irrisoria e se non serve per maturare il diritto alla quiescenza, può essere dannoso.

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