Allarme Confcommercio: “Rincari e inflazione mettono a rischio i consumi delle famiglie”

Da Confcommercio arriva un nuovo allarme riguardo gli effetti estremamente negativi dei rincari della spesa energetica e dell’inflazione sui consumi delle famiglie italiane

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(pixabay)

Un problema che, questo è quello su cui Confcommercio vuole che il Governo si concentri, non si chiuderà con la fine di quest’anno ma che potrebbe portare nel 2022 imprese e famiglie a dover sborsare oltre 11 miliardi di euro in più per le bollette energetiche. Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, dichiara infatti “La vivacità dei consumi che si sta registrando in questi giorni rischia di essere una parentesi troppo breve. Inflazione e caro bollette, infatti, potrebbero ridimensionare, già dai prossimi mesi, il reddito reale delle famiglie e la loro capacità di spesa. Il Governo deve, quindi, assumere misure strutturali contro il caro energia“.

Una situazione che nel 2022 potrebbe portare ad un aumento compreso tra il 38% e il 42% dei costi di elettricità e gas. Dal ministro per la Transizione ecologica Cingolani arrivano informazioni e proposte che però non sembrano in linea con gli obiettivi europei. Secondo il Ministro infatti si potrebbe ipotizzare un aumento delle estrazioni nazionali di gas naturali, proprio quello stesso gas che ha mandato e sta mandando in crisi il sistema mondiale.

Come riportato anche da Green report, Livio de Santoli presidente del Coordinamento Free e prorettore per la sostenibilità dell’università Sapienza di Roma, si tratta di “una non-soluzione che rischia di allontanare l’urgenza di trovare soluzioni alternative al gas, grande attore del caro-bolletta, che rischia di bloccare lo sviluppo del biometano, nonostante il suo potenziale riconosciuto di 9 miliardi di metri cubi al 2030, e che inciderebbe oltretutto molto poco sulla formulazione del prezzo dell’energia considerata la piccola quota di gas nazionale aggiuntiva rispetto ai consumi attuali, pari al 5,5%. Oltre alle rinnovabili, ovviamente, occorre integrare misure per l’efficienza energetica al fine di ridurre la domanda di energia, e con essa le emissioni“.

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Di nuovo, come notavamo recentemente riguardo la questione del nucleare, sembra che dal Ministro per la Transizione Ecologica non arrivino soluzioni che siano in grado nei fatti di attuare realmente proprio la transizione ecologica su cui i suoi sforzi dovrebbero concentrarsi.

L’Italia utilizza già il 40% di energia derivata da gas naturale, se aumentasse ulteriormente la quota non saremmo poi in grado di raggiungere l’obiettivo che si è data l’Europa di avere invece il 40% di energia prodotta con sistemi rinnovabili entro il 2030.

In più, ricorda sempre de Santoli, il Piano Nazionale Integrato Energia Clima, che è arrivato a Bruxelles a gennaio dell’anno scorso, è in realtà già da rivedere perché è nato vecchio. La crisi energetica avanza ma il nostro Paese rischia di trovarsi indietro e di rimanervi per un periodo di tempo pericolosamente lungo. Lungo sia per il clima sia per i consumatori.

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