La polemica sul Nutri-Score, l’etichetta a semaforo sui cibi non incontra il consenso italiano

Il Fatto Alimentare e Altroconsumo sono le due associazioni che sostengono il Nutri-Score, mentre politici e lobby dell’industria alimentare si oppongono

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(pixabay)

Per prendere posizione su una questione tanto discussa quanto quella del Nutri-score, si deve ricordare che l’etichetta a semaforo è un suggerimento agli acquisti, non un’imposizione. Nessuno ha mai proposto di eliminare dal mercato gli alimenti contrassegnati dal bollino rosso. Certo, c’è da dire che il consumatore medio quando compra non sta molto a riflettere, e sicuramente delle indicazioni sulla salubrità di un prodotto possono essere o meno da incentivo all’acquisto.

In particolare perché il semaforo con i colori verde, giallo e rosso, è un’indicazione molto impattante e diretta, leggibile da tutti. Ma cosa c’è di male nel contrassegnare con il rosso il junk food? Certo, le vendite possono notevolmente ridursi, come è successo per le bibite gassate analcoliche e la Sugar tax, ma non è detto che questo sia un male.

In Francia l’etichetta a semaforo è stata impiegata da parecchio tempo, con il sostegno sia delle aziende che della comunità scientifica. In Italia, invece, la posizione favorevole al Nutri-score si trova solo da “Il Fatto Alimentare” (come riportato in un articolo) ed “Altroconsumo”, più 5 autorevoli scienziati in nutrizione.

Al contrario, associazioni come Coldiretti si oppongono strenuamente all’etichetta a semaforo. Senza dubbio prodotti di origine locale, come anche salumi artigianali o formaggi, da un punto di vista nutrizionale possono essere considerati inferiori a prodotti confezionati con minor quantità di grassi.

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Ma questo non è un motivo sufficiente per voler eliminare le indicazioni. Certo, il Nutri-score può migliorare, le valutazioni possono prendere in considerazione fattori differenti come la denominazione, la territorialità di un prodotto etc., ma rimane fondamentale che le etichette nutrizionali siano leggibili.

Qualcuno potrebbe dire che in questo modo sono semplificatorie, e si può anche concordare, ma è necessario chiedersi: da quando hanno introdotto l’obbligatorietà sulle etichette dei cibi di informazioni quali ingredienti, percentuali di grassi, sale, colesterolo etc, quanti consumatori realmente le leggono ed orientano il proprio acquisto in base alle informazioni nutrizionali? Anche in assenza di dati precisi si può sostenere che sono una minoranza.

E se il Nutri-score è stato introdotto, evidentemente ci si trova in una crescente problematica relativa a patologie legate all’alimentazione sbagliata. Non ultima l’obesità infantile, che fino a 20 anni fa in Italia era molto vicina allo zero, e che oggi si avvicina pericolosamente ai livelli statunitensi.

 

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