“Il buisness dello stato d’emergenza apre una porta agli interessi illeciti”, un editoriale di Osservatorio Repressione

Le procedure semplificate dallo stato di emergenza, che è stato prolungato al 31 marzo, possono facilitare l’infiltrazione mafiosa nei bandi di gara per l’acquisto e la somministrazione di farmaci anti-Covid

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(unsplash)

Le procedure complesse che sono alla base dei bandi di gara non sono un modo per oberare di burocrazia gli appalti. Gli iter lunghi provengono dalla necessità di assicurare la liceità delle assegnazioni, di cui è incaricato l’Anac, organo pubblico anticorruzione. Ed in nome dell’emergenza sanitaria anche queste garanzie sono state scavalcate.

L’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, ha condotto un’inchiesta sugli appalti e le procedure semplificate in tempo di pandemia, ed ha prodotto dei documenti che ne rintracciano “i rischi potenziali, individuando i settori economici da sempre d’interesse delle mafie e le nuove aree connesse alle filiere produttive o ai servizi legati alla pandemia (cosiddetta Covid economy)”.

Secondo l’Osservatorio Covid-19 della fondazione OpenPolis, che monitora i bandi dell’amministrazione pubblica per acquisto di beni e servizi legati all’emergenza pandemica, dall’inizio dello stato di emergenza sono stati banditi appalti per circa 20 miliardi di euro.

L’87% di questi appalti (circa 17 miliardi di euro) ha seguito procedimenti accelerati resi possibili dallo stato di emergenza. Le nuove regole lasciano notevole margine discrezionale ai centri di spesa, come la procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara (quasi il 70% del totale) e gli affidamenti diretti. Quindi in alcuni casi i bandi per il reperimento di mascherine e farmaci anti-Covid sono stati eliminati del tutto.

Un editoriale di Osservatorio Repressione mette in luce come sia facile spostare l’attenzione dell’opinione pubblica, lasciando in ombra i profitti che in ogni emergenza si generano. Lo “snellimento” delle procedure per l’acquisto beni e servizi legati allo stato di emergenza può aprire delle zone grigie in cui le mafie si possono inserire facilmente.

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Nel nostro Paese è storia vecchia, ma sembra che si stia pericolosamente riproponendo. Sulle nuove disposizioni per l’acquisto di farmaci sperimentali per la cura del Covid Andrea Capocci scrive: “Nei soli due articoli del decreto, l’emergenza pandemica è citata ben 13 volte. Inoltre, l’acquisto e la somministrazione dei farmaci sono affidati al Commissario straordinario, altra figura legata a doppio filo allo stato di emergenza appena prorogata al 31 marzo. Tutto è reso possibile grazie a una legge del 2006 che permette di bypassare le autorizzazioni sanitarie in caso di «dispersione di agenti patogeni, tossine, agenti chimici o radiazioni nucleari». Procedure da guerra batteriologica già utilizzate per un acquisto molto discusso, quello degli anticorpi monoclonali anti-Covid. Anche allora senza l’ok dell’Ema”.

Quindi, mentre tutti siamo invischiati negli appuntamenti che i media ci propinano come urgenti di volta in volta, c’è chi lavora di sotteso per vanificare le norme per la trasparenza amministrativa tanto sudate in Italia. Un vecchio detto recitava, parafrasando: “Quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito (e non la luna)”. Senza offesa per nessuno.

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