In Kenya i diritti dei rifugiati continuano ad essere violati

Se n’è discusso durante la seduta plenaria del Parlamento Europeo

Getty Images

In Kenya i diritti dei rifugiati continuano ad essere sistematicamente violati, e il nuovo annuncio della chiusura di alcuni campi profughi preoccupa molto tutte le organizzazioni umanitarie. Desta timore in particolar modo la condizione di minori e di esponenti della comunità Lgbtiq+, che all’interno dei campi hanno subito violenze.

Del tema ne ha discusso la commissaria Ylva Johansson nella seduta plenaria al Parlamento Europeo che si è svolta in questi giorni. La donna, che in quel momento faceva le veci anche dall’Alto Rappresentante Ue Joseph Borrell, ha spiegato che “l’annunciata chiusura di Kakuma e di altri campi profughi in Kenya è motivo di grande preoccupazione. Per due ragioni principali: perché la situazione della sicurezza in molte parti del Sud Sudan e della Somalia, da dove proviene la maggior parte dei rifugiati che vivono a Kakuma, non sembra favorevole al loro ritorno in sicurezza; e perché è essenziale evitare un massiccio spostamento secondario o un’ulteriore destabilizzazione nella regione”. Un confronto era stato cercato sul tema dai vertici europei che avevano inviato nei giorni scorsi Filippo Grandi, Alto Commissario per le nazioni Unite per i Rifugiati, a Nairobi, per incontrare il premier keniota Uhuru Kenyatta. Un vertice per discutere dei diritti di rifugiati e richiedenti asilo nella nazione dopo la nota del governo che sancisce la chiusura di alcuni campi di accoglienza. Nell’incontro si è stabilito di creare un nuovo gruppo di lavoro, composto da funzionari governativi e rappresentanti Onu che permetta di gestire al meglio l’emergenza rifugiati. 

Leggi anche: Nel 2020, 277 persone sono state uccise per aver protetto il pianeta e l’ambiente

Leggi anche: Greenpeace accusa Coca-Cola, Pepsi e Nestlè: ostacolano le leggi sull’abolizione della plastica

Il Ministro dell’Interno Fred Matiang ha dichiarato in proposito che l’esecutivo kenyota farà di tutto per “portare a termine il programma di rimpatrio che abbiamo inaugurato nel 2016, nel pieno rispetto dei nostri obblighi internazionali e delle nostre responsabilità nazionali. Pertanto, reiteriamo la nostra precedente posizione di chiudere entrambi i campi di Dadaab e di Kakuma entro il 30 giugno 2022″. 

Impostazioni privacy