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La Siberia non smette di bruciare

L’ennesima catastrofe senza precedenti in un’estate in cui forse per la prima volta, possiamo osservare le alterazioni prodotte dal cambiamento climatico, che appaiono ai nostri occhi in tutta la loro concretezza

La Siberia non smette di bruciare.

Gli incendi vanno avanti nella nazione ormai da settimane e per la prima volta nella storia il fumo ha raggiunto il Polo Nord.

L’ennesimo episodio che ci dimostra quanto questa estate sia diversa dalle altre, forse la prima in cui le alterazioni prodotte dal cambiamento climatico appaiono ai nostri occhi in tutta la loro concretezza. La situazione è drammatica e alcuni giorni fa Greenpeace Russia ha lanciato un appello avvertendo il governo che ci troviamo di fronte a una catastrofe senza precedenti: la regione di Sakha ad esempio, la più grande per estensione della Russia, non smette di bruciare. Gli incendi hanno raggiunto da alcuni giorni le abitazioni dei residenti e nonostante l’intervento di centinaia di squadre di soccorso, nessuno è ancora riuscito a domare le fiamme. Il risultato, è che fino ad adesso oltre un milione e mezzo di ettari di terreno sono già andati in fumo.

Molto più grave la situazione in Siberia, dove a diventare cenere è stata una porzione di territorio pari a 13,4 milioni di ettari. Un monitoraggio satellitare effettuato in questi giorni da Copernicus ha inoltre permesso di stabilire come al momento, gli incendi in Siberia abbiano già prodotto circa 505 megatoni di anidride carbonica.

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