Empatia, uno studio USA si focalizza sull’osservatore esterno

Uno studio americano riportato da psiconline, focalizza l’attenzione sull’osservatore esterno del rapporto empatico.

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(pixabay)

L’empatia è un’emozione che avviene tra due esseri umani nel momento in cui si instaura un sentire comune tra i due. Generalmente si identificano due figure distinte: l’empatizzante e l’empatizzato. Il primo è colui che prova empatia nei confronti del dolore del secondo. L’empatizzato riceve la comprensione dal primo soggetto. Psiconline, sito che tratta di psicologia, riporta uno studio della University of California sull’empatia.

Ad essere preso in esame non è nessuno dei due soggetti del rapporto, ma l’osservatore esterno.

Spesso può capitare di osservare due persone che in un momento di crisi si abbracciano o che una si spende nell’intento di consolare l’altra. Chi osserva questa interazione generalmente opera una valutazione sulla relazione che guarda, specialmente in termini di giudizio. Fa bene “Tizio” a consolare “Caio”?

Questo è il focus della ricerca, dove si indaga la valutazione sul rapporto empatico negli occhi di chi guarda.

Nei risultati riportati da psiconline è emerso che non sempre l’empatia di un soggetto nei confronti di un altro è valutata positivamente. L’osservatore assume il ruolo di valutatore extradiadico della relazione, ovvero al di fuori della situazione, ma rispetto ad essa non è mai neutro.

“Nello studio è emerso che gli empatizzanti (rispetto ai non empatizzanti) di un’esperienza stressante erano rispettati/amati di più quando l’empatizzato era un esempio positivo (ad esempio, se la figura era di un medico del reparto pediatrico), ma non quando l’obiettivo era negativo (ad esempio, una figura rappresentata da un uomo, ricco che per vivere applicava esperimenti sugli animali).”

Nella valutazione sulla relazione, gli intervistati hanno considerato fondamentale la rispettabilità del soggetto destinatario, ed il giudizio ricade anche sull’empatizzante.

Per fare un esempio, se la persona che soffre non è stimata o apprezzata dall’osservatore, anche colui che prova a “mettersi nei panni dell’altro” diverrà inviso a colui che guarda.

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Quindi, in sintesi, le idee pregresse sui soggetti nel rapporto di empatia sono centrali per la valutazione dell’efficacia della relazione stessa.

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