Stanno per arrivare 145 euro per alcuni fortunati italiani: scopri subito se anche tu sei tra i beneficiari .
Segnati questa data: mercoledì 24 settembre. Dopo sei mesi di silenzio si torna finalmente a parlare di rinnovo del contratto collettivo per scuola e ricerca, scaduto ormai da quasi due anni.
Una questione enorme, perché parliamo di oltre un milione di persone che lavorano ogni giorno tra aule, laboratori e uffici, e che aspettano da tempo risposte concrete.
Nel frattempo, una piccola boccata d’ossigeno sembra arrivare. Il ministro dell’Istruzione e del Merito ha annunciato che ci sarà un pagamento straordinario: 145 euro lordi, destinati a 1,28 milioni di lavoratori.
Dentro ci sono docenti, personale ATA, dipendenti delle università e degli enti di ricerca. In totale parliamo di 240 milioni di euro da dividere, una cifra che certo non cambia la vita ma che vuole dare almeno un segnale di attenzione.
Il ministro Valditara lo ha presentato così: non è la soluzione definitiva, ma un modo per riconoscere l’impegno di chi lavora nella scuola e nella ricerca. Insomma, un bonus una tantum in attesa che le trattative facciano il loro corso.
Già a marzo l’Aran, l’agenzia che rappresenta la parte pubblica, aveva buttato giù alcune cifre durante i primi incontri con i sindacati. Per il personale ATA e per i dipendenti delle università che non sono professori si parlava di circa 142 euro lordi al mese in più. Ai docenti toccherebbe un aumento intorno ai 150 euro, mentre per chi lavora nell’alta formazione artistica e musicale si salirebbe a 174 euro.
Gli aumenti più consistenti riguarderebbero i ricercatori, con una stima di +211 euro lordi al mese. Un segnale che si vuole valorizzare di più un settore che spesso viene trascurato, nonostante l’importanza della ricerca per il nostro Paese.
Il punto ora è la tempistica. Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, ha spiegato chiaramente che l’obiettivo è chiudere il prima possibile. Il rischio è che, se si va troppo lunghi, ci si trovi a dover trattare in contemporanea anche il contratto successivo, quello del triennio 2025-2027, e sarebbe un pasticcio burocratico non da poco.
I sindacati, dal canto loro, chiedono che questa volta non ci siano solo promesse ma fatti concreti. Perché il personale della scuola e della ricerca, dopo anni di attesa e di aumenti sempre più ridotti rispetto al costo della vita, non vuole solo bonus temporanei: cerca stabilità, riconoscimento e stipendi adeguati.
Insomma, il 24 settembre non è una data qualunque: è il giorno in cui potremmo capire se finalmente qualcosa cambierà davvero.