Settembre porta con sé una data da segnare in rosso: arriva un sostegno economico fondamentale per tanti cittadini italiani.
Sai quando ti capita di sentire quelle notizie che ti fanno subito tirare un sospiro di sollievo? Ecco, questa è una di quelle: a settembre arriveranno alcuni pagamenti, un bel sostegno economico che tanti italiani stanno aspettando come una vera e propria boccata d’aria.
Segnati la data sul calendario, perché l’accredito per chi già percepisce l’indennità è previsto intorno al 15 del mese.
Il risarcimento di cui parliamo oggi non è un regalo o un bonus, ma un diritto di moltissimi italiani. In particolare, i beneficiari sono i cittadini che ricevono la NASPI (l’indennità di disoccupazione).
È importante ricordare che quest’anno sono entrate in vigore nuove regole, come un piccolo aumento dello 0,8% e un massimale leggermente più alto, il che la rende ancora più importante per chi deve far quadrare i conti.
Certo, il calcolo dell’assegno non è una passeggiata: bisogna considerare tanti fattori diversi, e spesso anche le ultime sentenze dei tribunali del lavoro finiscono per allargare la platea di chi può beneficiarne.
Parliamoci chiaro: non si tratta solo dei lavoratori a tempo indeterminato che vengono licenziati. La NASPI copre anche apprendisti, lavoratori a termine nel pubblico, chi vede scadere il contratto, chi si dimette per giusta causa, e perfino chi lascia durante la maternità o la paternità.
Attenzione però, perché ci sono dei paletti chiari. Se un lavoratore si dimette volontariamente senza rientrare nei casi previsti, l’accesso all’indennità non è possibile. E non basta un contratto breve per rientrarci: servono almeno 13 settimane di contributi maturati.
Ti faccio un esempio pratico: se lasci un lavoro a febbraio, trovi un nuovo impiego a marzo e vieni licenziato ad aprile, non puoi accedere alla NASPI se non hai accumulato quelle 13 settimane. È una regola che può sembrare dura, ma serve a mantenere l’equilibrio del sistema.
Poi c’è la questione delle assenze ingiustificate. Superare i 5 o i 15 giorni, a seconda del contratto, equivale a una dimissione volontaria, e anche lì si perde il diritto all’indennità. Dettagli che fanno la differenza, e che spesso non si conoscono bene.
Per quanto riguarda l’importo, si parte dal 75% della retribuzione media degli ultimi quattro anni, fino a un tetto stabilito dalla legge. Inoltre, la NASpI dura massimo 24 mesi e diminuisce del 3% ogni mese a partire dal sesto (dall’ottavo se hai almeno 55 anni). E non dimenticare: la domanda va presentata all’INPS entro 68 giorni dalla cessazione del lavoro, meglio ancora se entro 8 giorni per non perdere nemmeno un accredito.
Settembre porta con sé scadenza che vale oro per tante famiglie. In pratica, ci sarà l’accredito della NASpI con eventuali maggiorazioni portate dall’aumento di cui abbiamo parlato. Non è solo un assegno, ma un po’ di sicurezza in un periodo di incertezza.