In vacanza in Puglia, Angela Myers si rompe una gamba e cerca una sedia a rotelle. La richiesta ricevuta lascia senza parole.
Per Angela Myers, 27 anni, informatica texana in viaggio con gli amici tra la Valle d’Itria e la costa di Fasano, la vacanza in Puglia doveva essere un sogno d’estate. Giornate tra borghi bianchi, ulivi secolari e mare cristallino.
Tutto, però, è cambiato in pochi minuti: un incidente in moto nei pressi di Savelletri l’ha lasciata con una frattura alla gamba e l’impossibilità di camminare. Dimessa dal pronto soccorso di Monopoli con il divieto assoluto di muoversi, la priorità è diventata trovare una sedia a rotelle per continuare a spostarsi almeno un po’ durante la vacanza.
Angela e i suoi amici si sono rivolti a un centro specializzato di Fasano, convinti che bastasse una cauzione e un piccolo affitto giornaliero. Invece si sono sentiti chiedere 350 euro di caparra e 80 euro al giorno, solo in contanti, senza contratto né ricevuta.
«All’inizio pensavamo fosse un malinteso» ha raccontato, «poi abbiamo capito che quella cifra non era una garanzia restituibile, ma un costo vero e proprio da pagare ogni giorno». Un totale che, per una settimana, avrebbe superato abbondantemente il prezzo di una carrozzina nuova. Alla fine hanno rinunciato e, tramite contatti a Bari, sono riusciti a procurarsi un’alternativa. Ma l’amarezza resta.
Un episodio del genere fa riflettere non solo sul rischio di “trappole per turisti”, ma anche sul tema più ampio dell’accessibilità in vacanza. Chi viaggia raramente si prepara a gestire un’improvvisa disabilità temporanea, ma un infortunio può capitare a chiunque, ovunque.
E qui emergono le differenze tra luoghi realmente inclusivi e altri dove, al di fuori di strutture sanitarie, reperire ausili diventa complicato e spesso costoso. In un territorio che vive di turismo, sarebbe logico pensare a servizi chiari, prezzi trasparenti e un minimo di etica commerciale, soprattutto quando si tratta di esigenze legate alla salute e alla mobilità.
Angela ha deciso di non sporgere denuncia, spiegando di non voler rovinare il viaggio con lungaggini burocratiche.
Ha spiegato che la Puglia resta splendida e che, nella maggior parte dei casi, lei e i suoi amici sono stati accolti con calore.
Ma ha anche evidenziato come non sempre il turista venga percepito come un ospite da tutelare: a volte sembra solo una fonte di guadagno da spremere. La sua esperienza è un promemoria per chi lavora nel settore: l’ospitalità vera non si misura solo nella bellezza dei luoghi, ma nella capacità di aiutare chi si trova in difficoltà, senza trasformare un bisogno in un’occasione di lucro.