Da 4 anni una donna vive gratis in un appartamento con tre figli: la proprietaria non riesce a sfrattarla, nonostante sentenze e solleciti.
A Pesaro c’è una professoressa che da quattro anni non riesce più ad avere accesso al suo appartamento.
È sua proprietà, lo affittava regolarmente, eppure oggi si ritrova a pagare lei le spese condominiali, mentre un’altra donna ci vive dentro con tre figli, gratuitamente. La legge ha dato ragione alla proprietaria, ma nei fatti non cambia niente: lo sfratto esiste, ma non si può eseguire e le motivazioni sono assurde.
Giovanna Paleani è una docente di lettere, ha una figlia di otto anni e un papà anzianissimo, 99 anni. L’appartamento in questione lo affittava per arrotondare, come fanno tanti. Solo che l’inquilina, una donna di circa 45 anni, ha smesso di pagare da tempo: ben 33 mensilità arretrate. E ora, in quella casa, ci vive con i suoi tre figli. Le istituzioni hanno tentato di intervenire più volte, ma tutto si è bloccato.
Da giugno 2023 Giovanna ha avviato lo sfratto. Il tribunale ha fissato la data per il rilascio dell’immobile a dicembre dello stesso anno. Ma tra luglio 2024 e giugno 2025 sono stati fatti otto tentativi, ben otto tentativi, con tanto di ufficiale giudiziario e forze dell’ordine. Niente da fare.
Ogni volta, la risposta è la stessa: la polizia non può procedere senza i servizi sociali, e i servizi sociali non possono muoversi senza aver prima trovato una sistemazione alternativa per i minori. Nel frattempo però l’unica a pagare è Giovanna. Sia in termini economici che di salute.
Il Comune sostiene di aver proposto aiuti economici e cercato soluzioni, ma ribadisce che la ricerca di una nuova casa spetta alla famiglia. Loro non hanno alloggi disponibili, né possono obbligare un privato ad accettare un nuovo inquilino.
Il prossimo tentativo era fissato per luglio 2025, ma anche stavolta, se non c’è stato l’intervento delle forze dell’ordine, del Comune e degli assistenti sociali, allora tutto è rimasto bloccato.
Secondo la proprietaria dell’appartamento, se la legge riconosce un diritto ma nessuno lo fa rispettare, allora è come se non valesse niente. «Le istituzioni devono fare la loro parte. Altrimenti lo Stato non c’è».
Una storia amara, come tante in Italia. Dove tra tutela dei minori, mancanza di alternative e troppi passaggi burocratici, alla fine chi ci rimette è chi ha sempre fatto le cose nel modo giusto.