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Diritti

Superare la disuguaglianza fra i giovani con partecipazione e orientamento

Percorsi di Secondo Welfare, laboratorio di ricerca e informazione, ha realizzato su incarico di ActionAid Italia una indagine per cercare di individuare quelli che possono essere gli strumenti per contrastare le disuguaglianze educative che ripropongono e portano avanti modelli di disuguaglianza sociale e quindi penalizzano i ragazzi e le ragazze

Combattere la dispersione e la disuguaglianza (foto Unsplash)

Il punto focale di questa indagine è proprio non tanto l’ennesima disamina su ciò che non va nella scuola italiana, anche se ovviamente per capire quali siano gli strumenti su cui si può agire occorre anche sapere qual è la situazione di partenza, quanto proprio ciò su cui si deve fare leva per colmare quelle disuguaglianze sociali che si trasformano in disuguaglianze educative.

Sul sito ufficiale di Percorsi di Secondo Welfare, il comunicato di presentazione della indagine non fa sconti a nessuno: “La scuola italiana è interessata da una serie di problemi strutturali” e questi problemi strutturali riguardano “i bassi livelli di competenze degli studenti; gli alti tassi di dispersione e abbandono scolastico; la riproduzione delle disuguaglianze sociali di partenza, che minano la capacità della scuola di contribuire alla mobilità intergenerazionale“. Ed è facile intuire come una scuola che funzioni per favorire una vera educazione nei suoi alunni sia in grado di generare cittadini più consapevoli e attivi nella società.

Sempre nel comunicato si fa per esempio riferimento ai dati OCSE: le competenze degli studenti italiani si mantengono purtroppo sempre sotto la media OCSE e ci sono discrepanze davvero preoccupanti anche all’interno di questa performance decisamente non eccellente. L’Italia dimostra infatti di essere divisa anche da questo punto di vista con disparità evidenti ed eclatanti tra il Nord e il Sud del Paese e tra i centri urbani e le aree più interne.

C’è poi il problema della dispersione e dell’abbandono scolastico. Nonostante tra il 2011 e il 2020 siamo riusciti a scendere dal 18% al 13% per il tasso di abbandono siamo ancora lontani da quel 10% che è l’obiettivo europeo. Tra l’altro, con i dati del 2020 risultiamo essere quarti in Europa dopo Spagna, Malta e Romania.

Il comunicato di presentazione redatto da Progetti di Secondo Welfare fa poi una disamina legando la disuguaglianza fra i giovani e la conseguente difficoltà nella mobilità intergenerazionale. Chi si trova avvantaggiato e nasce quindi in una famiglia con uno status socio-economico superiore tenderà ad avere ambizioni lavorative superiori a chi invece nasce in famiglie con uno status socio-economico più basso. E tutto questo anche a parità di rendimento scolastico.

Queste sono le premesse in cui si è svolta l’indagine che si è articolata con una analisi desk, un’indagine sul campo composta da due focus group e tre interviste. L’indagine si compone di un report Ipsos dal titolo “Gli studenti e la partecipazione” e dall’indagine condotta da Vita e Pensiero intitolata “Adolescenti e partecipazione”.

Risulta particolarmente interessante come le due indagini separate abbiano portato a risultati simili: circa 3 studenti su 10 tra quelli intervistati hanno fatto parte almeno una volta degli organi di rappresentanza studentesca e hanno espresso commenti positivi riguardo questa esperienza definendola però comunque “faticosa”.

Riuscire a coinvolgere una fetta maggiore di studenti significa riuscire ad avere una scuola che intrattiene con chi la frequenta e la vive tutti i giorni, che vanno oltre quell’idea, che da altri studi citati nel report risulta purtroppo ancora predominante, che gli studenti si sentono semplicemente dei vasi vuoti da riempire e non delle menti che vanno stimolate e coinvolte.

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Accanto quindi alla maggiore stimolazione della partecipazione studentesca nelle attività anche di regolamentazione di ciò che accade negli istituti, c’è poi il problema dell’orientamento che può essere utilizzato come ulteriore strumento per contrastare la dispersione scolastica.

L’orientamento però risulta ostacolato da alcuni fattori: “Da un lato la mancata consapevolezza, da parte delle autorità locali e dei dirigenti di istituto, del legame esistente tra orientamento e successo del percorso educativo (in questo senso quindi l’orientamento non è considerato una priorità) e dall’altro lato la mancanza di personale dedicato all’orientamento scolastico e professionale nelle scuole (CE/Eurydice/Cedefop 2014)“.

Si tratta quindi di un problema che va affrontato nella scuola cercando di modificare quella che è la struttura stessa dell’istruzione non intesa come conoscenza di nozioni astratte ma come percorso di preparazione alla vita futura di cittadini e di esseri umani.

Pubblicato da
Valeria Poropat