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Plastica, il riciclo innovativo per un riutilizzo di alta qualità

Ogni anno si ricicla il 45% dei rifiuti di plastica, ma è una qualità inferiore di plastica a tornare in circolo. In sviluppo un metodo nuovo

Un aspetto poco indagato è forse quello del destino della nuova plastica prodotta. In realtà, gli attuali metodi di riciclo producono una plastica di qualità inferiore, caratterizzata da proprietà peggiori rispetto all’originale. Come il caso delle plastiche di origine vegetale, dove dalle bottiglie di plastica non si ricavano continuamente nuove bottiglie, bensì altre tipologie di prodotti di qualità inferiore: ad esempio, tubi dell’acqua, panchine e coni stradali.

Non è certo un buon modo di onorare la filosofia dell’economia circolare e sostenibile. Uno studio, infatti, evidenzia queste carenze produttive e di efficientemento, ma soprattutto riporta quanto sviluppato da un gruppo di scienziati circa un metodo di riciclo chimico: a partire dalle molecole chimiche costituenti cui è stata ricondotta la plastica, esse vengono reimpiegate per generare una plastica nuova, ma della medesima qualità dell’originale.

Come si ottiene tutto ciò? Utilizzando temperature più basse e catalizzatori più rispettosi dell’ambiente rispetto agli attuali metodi di tipo meccanico, dove la plastica viene ridotta in granuli e fusa, per poi passare alla nuova modellazione. Ma è proprio la fusione ad essere responsabile della variazione delle proprietà, limitando pertanto la gamma del reimpiego.

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Il metodo di riciclo chimico, non scheggiando la plastica, piuttosto scomponendola in polimeri nei loro elementi costitutivi chimici, finisce per produrre una plastica vergine senza alcun deficit in termini di standard qualitativi. Da ciò i ricercatori hanno creato il PLA a base vegetale, prodotto con amido o scarti delle colture che da prodotti petrolchimici; non è attualmente riciclato per il suo ridotto utilizzo, ma grazie alla crescente consapevolezza dei consumatori la domanda cresce, e oggi lo troviamo impiegato negli imballaggi alimentari biodegradabili e nelle posate e tazze usa e getta.

Ridurre l’impatto ambientale è, se vogliamo, una soluzione di ripiego rispetto al problema dei rifiuti di plastica in quanto non esiste una vera e – soprattutto – unica soluzione; lo sviluppo di un’economia circolare e sostenibile non consente altro che un approccio fatto di una combinazione di riduzione, riutilizzo e riciclo. Il metodo chimico ha dimostrato di raggiungere l’obiettivo finale, il riciclo, in via sperimentale; ora, però, questa tecnologia attende di confrontarsi con l’ampliamento della scala di produzione.

Pubblicato da
Roberto Alciati