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“Dietro ogni prodotto enogastronomico c’è sempre una storia”, una bottega in provincia di Messina riporta in auge i valori locali

L’intervista ad Alessandro La Monaca ci ha fatto capire come con passione, dedizione ed onestà si può concretizzare un modo diverso di fare commercio, dove il lavoro di ricerca e comunicazione sostituiscono in maniera virtuosa il profitto a tutti i costi

(Gentile concessione di Alessandro La Monaca)

Una piccola bottega a Patti, in provincia di Messina, è il punto di arrivo. Il punto di partenza dell’avventura di Alessandro La Monaca è la grande distribuzione alimentare, che lo ha fatto appassionare al cibo ed al vino. Ma per Alessandro non era abbastanza. La grande distribuzione conta sui numeri, e meno sulle persone. Per cui, dopo molti anni di lavoro dietro al banco di un supermercato, Alessandro ha deciso di scommettere sulla propria passione ed aprire una sua bottega, dove ogni prodotto è selezionato e scelto personalmente. Il nome “Il Buongustaio” già racconta molto.

Ma è bene lasciar raccontare la storia direttamente alla voce di chi l’ha vissuta.

 “Ad un certo punto della mia vita mi è scattata la molla del coraggio, perché ci vuole coraggio, e 15 anni fa ho aperto una mia salumeria, rinunciando allo stipendio fisso. Ho fatto esperienza con produttori piccolissimi e mi sono addentrato nella filosofia di slow food. Il lavoro nella grande distribuzione, dopo aver abbandonato il militare e l’idea di proseguire, mi ha dato l’opportunità di riflettere e farmi innamorare di questo lavoro. Fino a quando la conoscenza più approfondita di un piccolo salumiere mi ha portato nuovi stimoli e ha fatto crescere in me il desiderio di creare qualcosa che sentivo più mio, coltivando la passione per ciò che è più ricercato, più di nicchia”.

Alessandro non si limita a promuovere il cibo, ma fa un lavoro di ricerca in prima persona per individuare i prodotti locali di valore culturale e territoriale.

“Lavoro in bottega 6 giorni su sette, e la domenica la dedico al lavoro di ricerca, andando a trovare direttamente i piccoli produttori che rispecchino i valori del territorio e l’eccellenza di un prodotto. I piccoli produttori vanno aiutati, capiti e rispettati, e non sfruttati. Spesso capita che si vada direttamente dai produttori che magari vendono formaggio, ed il cliente crede di poter ottenere uno sconto sfruttando il fatto che si trova a contrattare con persone semplici. Io non lo faccio, perché capisco i sacrifici che fanno. Un prodotto di qualità richiede molte spese per la produzione ed il mantenimento degli animali, e non è giusto ottenere un buon prezzo a discapito di chi lavora. Questo è ciò che fa la grande distribuzione, perché deve ricavare i numeri”.

Quindi oltre alla valorizzazione delle eccellenze locali, Alessandro mette al centro del suo lavoro il contatto umano, basato su fiducia e rispetto, e non solamente sulle logiche del profitto. Ed è proprio la sua fiducia nelle persone a rendere speciale la sua bottega. La chiave del successo non può essere misurata solo dal fatturato giornaliero, ma soprattutto dall’onestà intellettuale ed etica con cui si lavora. E di questo se ne sono accorti sia i produttori che i clienti de “Il Buongustaio”.

“Quello che alla fine ti differenzia dalla grande distribuzione è il rapporto umano che riesci a creare con il cliente finale oltre che con il produttore, cosa che nella grande distribuzione ti manca, perché sia come operatore che come cliente non siamo altro che numeri, buongiorno e buonasera e finisce lì. In bottega riesci ad avere dei termini di confronto molto positivi”.

Alessandro fa parte di Slow Food, un’associazione “senza scopo di lucro”, che va alla ricerca e promuove i prodotti enogastronomici italiani di nicchia. Ogni anno Alessandro viene invitato da Slow Food di Monaco per far conoscere i prodotti locali, in particolare il suino nero, da lui selezionato. Ed i partecipanti alla manifestazione rimangono affascinati dalla cura e dal dettaglio, sia nalla descrizione del prodotto, che nella modalità di tagliarlo e servirlo.

“La filosofia di slow food è “buono, pulito e giusto”, ma a volte è difficile perché c’è chi guarda più al lato economico di questa filosofia. A questo guardano molti produttori, e puntano sul portafogli piuttosto che restituire un prodotto selettivo e qualitativo eccellente. Sposare il motto di slow food deve essere un atto di coscienza, se lo fai solo per scopo economico non ci stai dentro”.

La bottega di Alessandro è stata selezionata da diverse guide nazionali, ma spesso a fronte di una tariffa da pagare. Ed a lui questo discorso non interessa. Poter ottenere l’etichetta della tale guida famosa per rendere più visibile il locale non fa parte delle priorità di Alessandro. Il suo lavoro lo fa dentro la bottega, non fuori sulla vetrina. E questo è un modo molto corretto ma purtroppo desueto di fare commercio.

Onestà e correttezza passano innazitutto dalla scelta dei prodotti, perché dietro i prodotti c’è sempre una storia. E questo è il messaggio che devi trasmettere al cliente finale. Da tre anni abbiamo aperto una sala di degustazione con un’enoteca, si cercano sempre stimoli diversi. In questo modo si può tirare fuori il senso di artista, per ciò che metti nel piatto, ed è importante conquistare la fiducia delle persone. È un po’ come le amicizie che nascono a pelle”.

Alessandro conclude la nostra intervista con un atto di ottimismo nel futuro: “Speriamo che la situazione del Covid ci porti a tornare ad essere più umani, perché molti valori si erano persi, e si torni ad avere più fiducia nelle persone, ed a conquistarla a tua volta; io nel mio piccolo cerco di farlo tutti i giorni”.

Pubblicato da
Giulia Borraccino